MAFIA E MASSONERIA, 7 FERMI A LICATA

Blitz antimafia all’alba di stamattina da parte del Ros e del Comando provinciale dei carabinieri di Agrigento. Un blitz per eseguire un provvedimento di fermo dalla Dia di Palermo nei confronti di 7 persone indagate per associazione mafiosa e che ha interessato i Comuni di Licata e Palermo.

I fermi di indiziato di delitto, emessi dalla Procura della Repubblica di Palermo- Direzione Distrettuale Antimafia, sono nei di LAURIA Giovanni classe ‘40 inteso “il professore”, LAURIA Vito classe ‘70 (figlio di Giovanni), LAURIA Angelo classe ‘74, CASA Giacomo classe ‘55, MUGNOS Giovanni classe ’66, SEMPREVIVO Raimondo classe ‘72 e LUTRI Lucio classe ‘59.

Al centro delle indagini  la famiglia mafiosa di Licata al cui vertice, nella qualità di promotore e organizzatore, è risultato essere il pregiudicato Giovanni Lauria, il quale presiedeva a riunioni ed incontri con gli altri associati, gestendo e pianificando tutte le relative attività ed affari illeciti, mantenendo il collegamento con esponenti di altre famigliedi cosa nostra della Sicilia Orientaleal fine di progettare la realizzazione di attività volte ad alterare le ordinarie e lecite dinamiche imprenditoriali.

Le relazioni tra cosa nostra agrigentina e cosa nostra catanese.  L’indagine ha preso spunto dalle qualificate dinamiche relazionali ultra provinciali documentate dal R.O.S. che vedevano protagonisti da una parte il noto capomafia Salvatore Seminara (ritenuto all’epoca al vertice della famiglia di Caltagirone) ed i suoi accoliti e dall’altra alcuni esponenti mafiosi licatesi capeggiati da Giovanni Lauria.

Dette dinamiche, che attualizzavano i solidi e risalenti legami esistenti tra cosa nostra agrigentina e quella catanese, erano nel caso di specie prodromiche all’infiltrazione dei lavori relativi alla realizzazione di un importante complesso turistico alberghiero e alla demolizione di immobili abusivi nel Comune di Licata.

Nello specifico, le riunioni di Lauria e dei suoi più fidati sodali con gli esponenti della famiglia mafiosa di Caltagirone, sarebbero state dettagliatamente documentate dal R.O.S. e hanno sin da subito avrebbero una rilevante valenza investigativa anche in riferimento al coinvolgimento di Salvatore Seminara, esponente mafioso di indiscussa importanza che, attualmente sotto processo perché ritenuto al vertice della famiglia mafiosa di Caltagirone e mandante di un duplice efferato omicidio commesso il giorno di Pasqua del 2015 a Raddusa (CT), ha già subito delle condanne definitive in quanto individuato – tra le altre cose – come massimo vertice provinciale di cosa nostra per il territorio di Enna.

Le indagini sulla consorteria licatese. Veniva ampliato il monitoraggio tecnico di Giovanni Lauria e dei soggetti agrigentini protagonisti delle dinamiche associative, attività questa che permetteva di individuare i componenti (MUGNOS Giovanni, CASA Giacomo, LAURIA Vito e LAURIA Angelo) del gruppo mafioso da questi diretto quale pericolosa articolazione di cosa nostrainquadrata nella famigliadi Licata ed autorevole punto di riferimento sul territorio agrigentino delle paritetiche espressioni di cosa nostra di altre aree della Sicilia.

Il potere esercitato dal gruppo mafioso capeggiato da Giovanni Lauria sarebbe la capacità di quest’ultimo di inserirsi in talune logge massoniche (lo stesso LAURIA Vito, figlio di LAURIA Giovanni, era all’epoca delle indagini Maestro Venerabile di una loggia con sede a Licata), avvalendosi altresì dei rapporti con Lucio Lutri, insospettabile funzionario della Regione Siciliana a sua volta al tempo Maestro Venerabile di loggia massonica con sede a Palermo, il quale ha sistematicamente messo a disposizione della consorteria mafiosa la privilegiata rete di rapporti intrattenuti con altri massoni professionisti ed esponenti delle istituzioni.

La figura di LAURIA Giovanni risulta come personaggio centrale nelle indagini che hanno portato all’emissione dell’odierno provvedimento restrittivo, e il cui spessore criminale sarebbe stato già ampiamente ricostruito nei provvedimenti giudiziari che lo hanno definitivamente riconosciuto quale esponente di spicco di cosa nostra agrigentina.

Nonostante la condanna ricevuta e la pena espiata, Giovanni Lauria non ha interrotto i rapporti con la consorteria ed è emerso nelle indagini che oggi hanno portato alla sua cattura quale assoluto protagonista di cosa nostra.

La figura di Giovanni Lauria è inoltre per ultimo comparsa anche nella indagine denominata Assedio, condotta dall’Arma Territoriale di Agrigento, nel cui contesto è stata documentata una rinnovata coesione all’interno di cosa nostra agrigentina tra gruppi mafiosi, in passato anche dialetticamente contrapposti,  riconducibili alla famiglia di Licata.

Come sarebbe emerso nel contesto investigativo, a seguito della sua scarcerazione avvenuta nell’ottobre 2017, Angelo Occhipinti avrebbe acquisito un ruolo di vertice in seno alla consorteria mafiosa di Licata ed avrebbe  eletto a quartier generale del gruppo da lui diretto un magazzino dove egli teneva un jammer che attivava ogni qual volta avevano corso delle riunioni con altri uomini d’onore, e ciò nell’evidente convinzione che detto dispositivo avrebbe rappresentato un argine invalicabile alle investigazioni, rendendo impossibile la captazione dei dialoghi da parte degli investigatori.

Nel corso di una di tali riunioni è stato possibile registrare un colloquio intercorso proprio tra Giovanni Lauria e Angelo Occhipinti, avente straordinaria importanza investigativa, giacché si registrava l’intenzione dei due capi di unire i rispettivi gruppi al fine di ricompattare la famiglia mafiosa di Licata e ciò, evidentemente, per amplificarne il potere criminale e farla divenire una delle articolazioni mafiose più pericolose dell’intera cosa nostra.