MAFIA, CONFISCA BENI PER 20 MLN DI EURO A IMPRENDITORE

Beni per circa 20 milioni di euro riconducibili al licatese Angelo Stracuzzi, di 49 anni, attivo nel settore della produzione del calcestruzzo ed edile, sono stati confiscati dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Agrigento. Il provvedimento fa seguito a indagini avviate nel 2007 e coordinate dalla Dda della Procura di Palermo e a due decreti di sequestro emessi nel 2009 dal Tribunale di Agrigento. La confisca è diventata definitiva nel 2015 dopo una sentenza della Cassazione.

Nel provvedimento il Tribunale aveva scritto come Stracuzzi e persone a lui riconducibili avevano ottenuto “”appalti o subappalti, tramite la propria capacità criminale diffusa nel territorio di Licata”. La confisca riguarda cinque aziende di produzione di calcestruzzo, quote di partecipazione in un’impresa edile ed in una di ristorazione, due appartamenti e sei fabbricati rurali a Licata, due auto e terreni per 54 ettari.

La confisca di oggi trae origine da una lunga ed articolata attività di indagine patrimoniale, iniziata dal Nucleo PT nel giugno del 2007 su delega della D.D.A. di Palermo, nei confronti di Angelo Stracuzzi e del padre Giuseppe (nel 2007 condannato in primo grado per mafia, poi assolto in appello nel 2009) .

In esito agli accertamenti condotti dagli investigatori ed alle proposte formulate dalla DDA, nei mesi di aprile e novembre 2009 il Tribunale di Agrigento aveva emesso due distinti decreti di sequestro nei confronti di beni immobili e di società direttamente od indirettamente riconducibili ad Angelo Stracuzzi Angelo ed a componenti del proprio nucleo familiare .

Successivamente, con decreto del gennaio 2011, il Tribunale di Agrigento disponeva la confisca di parte dei beni già sequestrati nel 2009, osservando come le attività riconducibili al gruppo familiare degli Stracuzzi avevano ottenuto “appalti e/o subappalti, tramite la propria capacità criminale diffusa nel territorio di Licata””, evidenziando che “”gli investimenti fatti dai proposti e dai loro congiunti … hanno un valore che risulta sproporzionato rispetto alle disponibilità economiche e ai redditi lecitamente prodotti dai soggetti a carico dei quali sono stati svolti gli accertamenti”” e che “”è dunque palese che i beni di cui i proposti hanno la disponibilità, ……., rappresentino il frutto del rapporto di stabile collusione e provento della attività illecita, esercitata anche avvalendosi dei metodi della intimidazione mafiosa, e pertanto, sussistono indizi idonei a lasciare fondatamente desumere che i beni di cui si chiede il sequestro e la confisca siano frutto di attività illecite e ne costituiscano il reimpiego”” .

A seguito di questo decreto i due avevano fatto ricorso prima presso la Corte di Appello di Palermo e poi presso la Corte di Cassazione, ma entrambi gli Organi giurisdizionali avevano rigettato i ricorsi confermando le confische, divenute irrevocabili a dicembre 2015 ed eseguite nel corrente mese .

Per gli investigatori, la definitività dell’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale conferma l’elevata pericolosità sociale dello STRACUZZI, determinata dalla sua vicinanza alla consorteria mafiosa “cosa nostra”, e testimonia l’importanza attribuita dalla Guardia di Finanza al contrasto alla criminalità organizzata sul piano economico-finanziario, che si concretizza nelle investigazioni patrimoniali volte a scovare e sequestrare le ricchezze illegalmente accumulate .

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