Mafia, blitz della GdF: 7 misure cautelari. Le indagini della Dda riguardano famiglia mafiosa di Sciacca. Nel mirino gli appalti pubblici. Nomi eccellenti: Vittorio Di Natale e Maurizio Costa
Operazione antimafia della Dda di Palermo ed eseguita dalla Guardia di Finanza. Emesse 7 misure cautelari. Misure che riguardano personaggi del territorio di Sciacca. All’operazione hanno collaborato anche le Fiamme gialle guidate dal capitano Luca Zecchini
SCIACCA- I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e della Compagnia di Sciacca hanno dato eseguito due ordinanze applicative di misure cautelari emesse dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 7 soggetti, di cui 5 sottoposti alla custodia in carcere e 2 destinatari degli arresti domiciliari.
I nomi
In carcere finiscono Domenico Friscia, 61 anni, Domenico Maniscalco, 59 anni, Giuseppe Marciante, 37 anni, Michele Russo, 45 anni, Maurizio Costa, 64 anni, dirigente della Protezione Civile Sicilia. Ai domiciliari Vittorio di Natale, 49 anni ed ex consigliere comunale, Rosario Catanzaro, 65 anni.
Gli indagati sono indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti.
Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 100 militari della Guardia di Finanza, in forza ai Reparti di Palermo e Agrigento, che stanno inoltre effettuando perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie nella disponibilità di 22 indagati.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo (G.I.C.O.), con l’ausilio dei colleghi della Compagnia di Sciacca, avrebbero permesso di ricostruire l’esistenza di dinamiche criminali legate all’esercizio di un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca, al cui interno sarebbe emersa un’accesa competizione finalizzata a ottenerne la leadership e terminata soltanto alla fine del 2021, dopo la morte dell’anziano capofamiglia Salvatore Di Gangi.
A quest’ultimo sarebbe subentrato uno storico uomo d’onore “organico” all’articolazione di Cosa Nostra
saccense, già condannato per associazione mafiosa, il quale – come riconosciuto dal G.I.P. – si sarebbe affermato grazie alla spiccata capacità di “ergersi come collettore nel settore degli appalti”.
Infiltrazioni nel settore degli appalti pubblici: depuratore, rifacimento della rete fognaria, dell’area portuale di Sciacca e dell’asilo comunale di Menfi
Il “dato complessivo che emerge è proprio la persistente capacità d’infiltrazione e di condizionamento del tessuto socio-economico del territorio da parte dell’associazione mafiosa che ha trovato espressione, da un lato con il controllo pressoché totale nel settore degli appalti e i costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture, dall’altro con il condizionamento del voto in occasione delle consultazioni elettorali”.
Nel corso delle investigazioni sarebbe infatti emerso un penetrante potere di infiltrazione del sodalizio criminale nell’economia legale, con particolare riferimento ai settori delle “costruzioni” e del “movimento terra” connessi alla realizzazione di opere pubbliche ricadenti sul territorio di influenza dell’articolazione di Cosa nostra, attuato anche ricorrendo a condotte estorsive, di illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura in danno di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del nuovo reggente della famiglia mafiosa.
Tra il 2020 ed il 2023 sarebbe stato riscontrato il condizionamento di diversi appalti pubblici,
con particolare riferimento alla realizzazione del depuratore, nonché al rifacimento della rete fognaria, dell’area portuale di Sciacca e dell’asilo comunale di Menfi, avvenuto anche grazie al determinante apporto di imprenditori mafiosi che, sostituendosi di fatto alle società aggiudicatarie, avrebbero sistematicamente eluso la normativa antimafia in materia di sub-appalto mediante l’imposizione delle forniture di materie prime e il nolo a freddo di mezzi.
Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare figura anche un pubblico ufficiale, in capo al quale sono stati ipotizzati i reati di corruzione e di falso, in quanto nel 2021, in cambio dell’esecuzione a titolo gratuito di alcuni lavori presso la propria abitazione, avrebbe agevolato la società riconducibile a uno degli imprenditori mafiosi per l’aggiudicazione dell’appalto relativo alla realizzazione dell’hub vaccinale di Sciacca, attestando falsamente il possesso di una certificazione indispensabile per l’ottenimento della commessa.
Gli elementi acquisiti nel corso delle investigazioni avrebbero inoltre consentito di riscontrare l’intervento del pubblico ufficiale per favorire l’affidamento diretto a favore della citata società dei lavori relativi allo
“sgombero e ripristino del manto stradale nel Comune di Lucca Sicula (AG)”, al “ripristino della pavimentazione stradale di collegamento in alcune contrade del comune di Caltabellotta” e all’ “l’intervento di recinzione dell’area posta sotto sequestro dell’A.G. in località Scala dei Turchi nel comune di Realmonte”.
Tentativo di influenzare le elezioni comunali di Sciacca del 2022
Le attività d’indagine, inoltre, avrebbero svelato il tentativo di influenzare le elezioni comunali di Sciacca del 2022. In tale contesto, il nuovo reggente della famiglia mafiosa avrebbe incontrato un candidato al Consiglio Comunale per garantirgli appoggio politico, episodio per il quale il G.I.P. ha ritenuto ricorrenti elementi idonei a configurare il reato di “scambio elettorale politico mafioso”.