Mafia. Beni per 12 milioni di euro confiscati a Francesco Isca di Vita
VITA- Francesco Isca, imprenditore di Vita, in provincia di Trapani, nel Belice, attivo nel settore delle costruzioni, edilizia e commercializzazione di calcestruzzo. La confisca definitiva dei suoi beni è avvenuta, secondo la Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, posto che la sua ascesa imprenditoriale sarebbe stata legata ai rapporti con la mafia della zona. Oltre alla confisca, ad Isca è stato comminato anche il provvedimento della sorveglianza speciale per 3 anni e 6 mesi. La confisca ha colpito l’impero di Francesco Isca. Nel dettaglio si tratta di tre società che si occupano di produzione di calcestruzzo ed edilizia, una che gestisce il parcheggio nel parco archeologico di Segesta, sei rapporti bancari, 132 beni immobili e terreni e 24 automezzi.
Il provvedimento di confisca è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, su proposta della Direzione investigativa antimafia. La pericolosità sociale di Isca, secondo l’accusa, emergerebbe dal presunto legame con il capomafia belicino Leonardo Crimi. Sulla base delle indagini della Dia, Isca avrebbe sfruttato la forza di intimidazione di Cosa Nostra per la sua scalata nel settore del calcestruzzo e dell’edilizia.
Negli anni sarebbero pure emersi i rapporti con Giovanni Filardo, cugino del boss Matteo Messina Denaro, e con Vito Nicastri, il re del vento a cui tempo fa è stato confiscato un patrimonio miliardario. Non solo, Isca sarebbe stato in rapporti con Salvatore Crimi e Calogero Musso, considerati rispettivamente capomafia e reggente della famiglia mafiosa di Vita.
I rapporti erano talmente stretti che Isca avrebbe mantenuto economicamente la sorella di Crimi e il figlio di Musso. L’imprenditore, di conseguenza, avrebbe ottenuto sia le risorse finanziarie per avviare ed alimentare le proprie aziende sia la “copertura” mafiosa per espandersi sul mercato, sbaragliando facilmente la concorrenza ed imponendosi sugli affari legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche a danno delle imprese concorrenti. Nel provvedimento di confisca, descritta anche la partecipazione dell’imprenditore edile “in prima persona” a numerosi episodi estorsivi.