MACALUBE, UN’AREA SOGGETTA A FENOMENI SPECIFICI, MA NON C’E’ NESSUN GEOLOGO PER IL MONITORAGGIO

Le polemiche sono subito emerse: Legambiente accusa la Regione, la Regione riomanda al mittente le accuse. Dopo che la “collina dei vulcanelli” si è “ribaltata” sotto la pressione del gas, sommergendo di fango e uccidendo due fratellini, Laura e Carmelo,  di 7 e 10 anni,  gettando nella disperazione il padre, sopravvissuto all’eruzione, e la madre, adesso è l’ora delle polemiche.

Legambiente Sicilia si occupa dell’area da 18 anni. La Regione versa ogni anno 100 mila euro per la gestione della riserva naturale Macalube. 

Era evitabile la tragedia? L’area era in sicurezza? Chi controllava e come? Sono gli interrogativi che ribalzano come una pallina di ping pong. Il direttore della riserva Mimmo Fontana, che è anche responsabile di Legambiente nell’isola, punta il dito verso i palazzi della Regione, che “non ha mai finanziato i nostri progetti per l’istallazione di impianti di controllo per mancanza di fondi”. Accuse respinte con veemenza dal governatore Rosario Crocetta, che ha stabilito di istituire una commissione d’inchiesta sulla gestione della riserva. “Gli ispettori dovranno verificare la presenza di misure di sicurezza”, avverte.

Domani saranno affidati gli incarichi. Intanto la Protezione civile e il dipartimento Ambiente hanno sospeso immediatamente gli accessi nell’area.

Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, gli ribatte: “Non è il momento delle polemiche e della ricerca forzosa di colpevoli a tutti i costi”. Per Cogliati Dezza “il problema vero riguarda il governo regionale della Sicilia, prima di Crocetta, con una progressiva riduzione di risorse per le riserve siciliane”. Ci sono inoltre ”difficoltà a fare previsioni in quella particolare riserva: è come se andando in montagna si volesse prevedere la caduta di massi da una parete di roccia. Non sono fattori prevedibili”.

“L’area in cui è avvenuto la tragedia fa parte della riserva, ma non è demaniale in quanto acquisita da Legambiente nell’ambito di un programma Life”, fanno sapere dal dipartimento Ambiente della Regione. 

Il dirigente generale, Gaetano Gullo, è perentorio: “Per quanto riguarda le centraline di monitoraggio, la Regione assegna dei fondi per le riserve, Legambiente ne gestisce sei e se le riteneva necessarie poteva comprarle con quei finanziamenti”. E insiste: “Le accuse alla Regione sono assolutamente fuori luogo, è uno scaricabarile stupido: i vulcanelli non hanno mai rappresentato un problema e quanto accaduto non era prevedibile, ma è ingiusto scaricare responsabilità, ognuno si assuma le proprie”.

Per le gestione della riserva di Macalube, Legambiente riceverebbe circa 100 mila euro all’anno.

Ad occuparsi della riserva naturale sono tre operatori, personale di Legambiente, ma nessun geologo.  “Si tratta- dice Fontana – di personale che ha maturato esperienza sul campo e che è in grado di osservare le tracce del fenomeno di vulcanesimo”.

Qualche avvisaglia si era avuta lo scorso agosto. Alcune fratture e altri segnali visibili sul terreno indussero Legambiente a interdire l’area per 15 giorni. “Abbiamo sospeso gli ingressi mettendo dei cartelli, anche se non possiamo impedire l’accesso, perché parliamo di una riserva pubblica: noi facciamo da guida a chi lo richiede”.

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