La politica saccense e le regole del distanziamento

SCIACCA. La sensazione è che non sembra stiano prendendo la strada giusta i candidati a sindaco alle prossime elezioni amministrative di Sciacca. Sembra non preoccupare il pericolo astensionismo che aleggia sulle elezioni comunali in una città stanca di trovarsi davanti sempre gli stessi problemi, una città che non ha più un ruolo di guida territoriale, che non riesce a sfruttare le proprie potenzialità e non ha un corridoio di dialogo privilegiato con i governi superiori. In una città che negli ultimi 20 anni non è riuscita ad imboccare il percorso di una vera svolta.
Se l’obiettivo deve essere quello di “riavvicinare la politica alle persone” la strada intrapresa, che è quella di fare giunte politiche designando assessori persone in quota ai rispettivi partiti, che sono candidati al consiglio comunale o con incarichi dirigenziali o con esperienze passate in giunta o in consiglio, non è quella che piace alla cittadinanza.
Magari poi dimostreranno di avere le competenze (alcuni hanno maturato lunghi anni di attività politica amministrativa) e ci smentiranno. Ma ad oggi quello che succede sembra una spartizione di poltrone, alla quale seguirà poi il completamento della giunta sulla base del risultato elettorale conseguito.
E’ vero che i partiti devono avere il loro peso, che la politica deve tornare ad avere il proprio ruolo di “arte del governo”, ma viene da chiedersi perchè ogni forza politica, civica o meno, debba sempre pescare nella propria segreteria o tra i portatori di voti, e non tra cittadini estranei dall’apparato, ma con competenze certificate.
Con questo sistema, chi non porta vota è automaticamente fuori dai giochi. E le liste non propongono persone al di fuori dal proprio apparato, persone che non sono attrattori di consenso.
I nomi di assessori designati fino ad oggi vengono fuori dal sistema degli apparati, i candidati a sindaco anche questa volta hanno ritenuto di adottare il sistema della spartizione e ogni lista che li sostiene ha il proprio rappresentante. E tutti i designati arrivano da esperienze politiche pregresse, recenti o meno recenti. Esperienze che, vista la situazione critica in cui versa la città, non si possono considerare positive. Ma la politica vuole davvero riavvicinarsi alle persone ?

Giuseppe Recca