L’OSPEDALE DI SCIACCA VERSO L’AREA GRIGIA, MA RESTANO TANTE “ZONE OMBRA”

Sarà un caso ma l’aspetto temporale coincide. Il commissario ad acta per l’emergenza coronavirus negli ospedali di Sciacca e Ribera, Alberto Firenze, ha dato disposizione di allestire nell’area del reparto di Medicina, una “Area grigia”. La funzione è di far stazionare quei pazienti nei confronti dei quali si sospetta una positività al Covid-19 e, dunque, in attesa di esito del tampone. Disposizione che arriva immediatamente dopo il caso legato all’arrivo al Giovanni Paolo II dell’anziano di Santa Margherita, all’inizio trattato come paziente normale, cioè non Covid, ma poi risultato positivo al virus grazie allo zelo di una radiologa della struttura sanitaria saccense.

Un fatto che ha scatenato una forte polemica tra il commissario ad acta e il sindaco di Santa Margherita “imputato”, nella sua qualità di “istituzione non sanitaria” (così lo ha definito il commissario ad acta), cioè di sindaco, di non avere diligentemente operato ai fini dell’osservanza della quarantena da parte dei suoi concittadini. Alberto Firenze aveva subito dichiarato che le persone venute a contatto con l’anziano erano state sottoposte a tampone risultando negative.

Ma il sindaco di Santa Margherita prontamente ha replicato affermando che ad almeno una paziente rimasta nella stessa stanza insieme all’anziano il tampone non era stato nemmeno praticato. Il sindaco avrebbe avuto notizia direttamente dalla signora giunta in ospedale.

L’istituzione di un’area grigia, dunque, serve a ridurre il livello di possibile contagio. Tenendo presente che è difficile attuare il rischio zero. Ma restano “zone ombra”, specie nell’immaginario dei cittadini che non ritengono la struttura ospedaliera totalmente sicura. Le “zone ombra” restano anche per quanto riguarda la capacità dell’ospedale Giovanni Paolo II di soddisfare le patologie comuni, non covid, dell’enorme bacino di utenza che abbraccia tre province e circa 200 mila persone. Una fiducia blanda, da parte dell’opinione pubblica, che deriva dallo stravolgimento dell’organizzazione del Giovanni Paolo II, anche in funzione del Piano ospedaliero straordinario deciso dalla Regione siciliana nella fase di piena emergenza. Fase che ormai sembra alle spalle e che, fortunatamente, non è esplosa nella maniera virulenta immaginata.

Uno stravolgimento dell’assetto ospedaliero pre covid he ha limitato di parecchio l’attività degli interventi chirurgici. Non si deve dimenticare che diverse sale operatorie sono state trasformate in terapie intensive, con la conseguenza, piuttosto ovvia, della riduzione delle prestazioni ambulatoriali per pazienti con patologie più o meno croniche.

Oggi, all’ospedale di Sciacca esistono pochissimi ricoveri di pazienti non covid e zero per pazienti affetti da coronavirus. Per est’ultimi, come disposto dall’assessore alla Salute Ruggero Razza, bisogna continuare a fare riferimento all’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, dove esiste il reparto di malattie infettive.

E’ il caso, adesso, di restituire gli ospedali alla loro funzione originaria, anche perché esistono sempre e numerose le patologie che colpiscono la quotidianità della popolazione. Patologie che non possono relegarsi in secondo piano. Il management dell’Asp di Agrigento ha in agenda un percorso di restituzione alla normalità dell’ospedale di Sciacca.

Filippo Cardinale