Abbiamo elaborato un confronto con il 2009 (seconda foto). Risulta evidente la frana del Pd, vocato ad una forza centrifuga che ha “esodato” senza incentivi tanti esponenti

EDITORIALE di Filippo Cardinale

 

Non ci credevano. Litigavano e litigavano. Si scambiavano improperi come confetti durante la festa. E giù con botte orali da orbi. Il Pd litigava al suo interno, Fli con Mpa, Mpa con Fli, Api gettava acqua, ma Fli gli bocciava lo statuto della fondazione del carnevale. Vito Bono guardava inerme. La nave andava senza nocchiere, la sua prua fendeva la nebbia. L’equipaggio litigava, senza correggere la rotta. L’unica bussola sembrava essere rimasta la “verifica”. Verifica, verifica domani, verifica finita, verifica non finita.

In consiglio comunale si è assistito a tutto. L’Mpa che chiede la verifica. Poi Vito Bono che annuncia la fine della verifica. Smentito dal Pd e Fli che ad alta voce dicono: non, la verifica non è finita. Naturalmente, il tutto farcito con un inanellarsi incredibile di riunioni di maggioranza, alla Cgil, al residence, allo studio medico. Nel pieno della navigazione a vista e nella nebbia fitta, venne fuori la questione della incompatibilità, poi quella salute, della famiglia. Sembrava uno scolaretto che non ha studiato e avanza le scuse più banali. Venne il giorno della “liberazione”. Ma la festa di Vito Bono non coincide con quella nazionale del 25 aprile. Quella di Vito Bono è datata 3 febbraio, quando l’ex sindaco si dimise. Conferenza stampa del commiato. Altro concerto di improperi.

Vito Bono andò via non prima di aver scaricato accuse a tutti. Ma non all’opposizione, badate. Scaricò invettive sulla sua maggioranza, sui suoi alleati. Insomma, muoia Sansone con tutti i filistei. Oppure se vi garba di più: per fare un dispetto alla moglie , mi castro.

Poi vennero le elezioni. La maggioranza di Vito Bono vede sciogliersi come neve al sole.E mentre il comandante della nave è sceso in anticipo, l’equipaggio è rimasto a bordo. A bordo di quella nave che imbarcava acqua.

Quattro assessori (due non si sono candidati) alla prova del consenso non sono riusciti ad essere eletti. Dunque, il cento per cento degli ex assessori che si sono “misurati” col consenso non sono stati eletti. Gioacchino Marsala registra a tre mila voti meno delle liste che lo appoggiano. Sommando il risultato del candidato sindaco della ex maggioranza, la bocciatura dei quattro ex assessori è la prova evidente che la gente ha “punito” quel “progetto Bono” che doveva “normalizzare la città”.

Eccezione per Filippo Bellanca. L’ex Presidente del Consiglio comunale si è ricandidato, e al contrariuo dei suoi colleghi titolari di carica istituzionale non solo è stato eletto, ma ha ottenuto il risultato migliore della lista Api e ha aumentato di 40 voti il suo consenso rispetto al 2009. Segno, molto probabilmente, che l’elettorato ha considerato le sue iniziative istituzionali, la presa di posizione su tempi importanti della città. Insomma, nell’immaginario collettivo, Bellanca è stato “estrapolato” dal contesto della “navigazione a vista” dell’ex maggioranza.

L’ex maggioranza in poco tempo, meno di tre anni, ha buttato in mare il successo del 52%, con l’elezione a primo turno di Vito Bono, prima volta nella storia delle elezioni dirette. E’ inutile ogni analisi dei risultati. La certezza è che hanno litigato per tre anni. Non si sono resi conto del male che si sono fatti. Non hanno capito che la gente fa un’analisi più veloce di quella che dovrebbe fare la classe politica.

I risultati delle elezioni sono inequivocabili. Al di là delle percentuali, al di là delle interpretazioni ragionieristiche, c’è un vento che è diverso, che è cambiato, che soffia forte come lo scirocco. Non è un ballottaggio che porterà bonaccia, è la litigiosità che ha seminato tempesta. L’ex maggioranza ha fatto “tombola!”

Dal confronto con il 2009, il Pd esce a pezzi perdendo 3.379 voti rispetto al cartello frazionato in tre liste del 2009. Una perdita in percentuale pari al 13.14%.

Un partito, quello del Pd, che ha urgente bisogno di fare una serie analisi. La sua classe dirigente deve fare i conti con quella voglia matta di lasciar andar via esponenti di tutto rispetto.

Rispetto al 2009, Cusumano perde 722 voti, Sabella ne guadagna 20, l’Mpa registra 278 voti in più.

Dopo due anni e mezzo di guida della città, i partiti che rappresentavano la maggioranza non solo non hanno portato a frutto il loro “potere”, ma c’è chi come il Pd ha distrutto ciò che aveva creato.

 

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