L’improbabile ritorno in maggioranza di Italia Viva

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Vi sono alcuni nuovi elementi emersi dalla vita politica locale, accaduti nei giorni scorsi, meritevoli di riflessione politica. Sono abbastanza indicativi per tracciare la linea della somma relativa ad un contesto che riguarda la coalizione che ha vinto le elezioni nel 2017. Perché l’accensione dei riflettori su questa parte politica? La risposta è nel principio dell’impianto democratico. Chi partecipa alle elezioni sottopone al vaglio degli elettori un programma con il quale attirare il consenso. Chi vince, ha il dovere di amministrare, di assumere scelte, di svolgere le promesse assunte con il medesimo programma. Insomma, chi vince assume l’onere di governare, con tutto ciò che comporta anche sotto l’aspetto delle responsabilità politiche. Ecco perché la nostra riflessione riguarda la coalizione che, sotto le vesti di un civismo, ha calamitato quel margine (piuttosto limitato) di consenso che le ha permesso di governare la città.

La connotazione civica che ha voluto imprimere, e non a torto, Francesca Valenti alla coalizione ha, però, perso le sue tinte iniziali incanalandosi, in modo inequivocabile, su un percorso prettamente politico-partitico nel quale il PD, pur numericamente meno influente di altre liste, ha di fatto monopolizzato la giunta. Ciò è accaduto sia per scelte che riteniamo non azzeccate del sindaco, sia per l’arroganza di un parlamentare regionale che nella vita locale ha la trasparenza simile a quella del fantasma che vaga per le stanze di un castello. A differenza, però, che solitamente il fantasma del castello, nei racconti fiabeschi, si percepisce per il rumore delle catene. Il nostro, invece, è silenzioso; dunque, una presenza impercettibile. Con l’aggravio che tale fantasma non è nel mondo fiabesco ma in quello reale.

Riteniamo un errore la scelta di Francesca Valenti, che ha voluto l’impronta del civismo, quindi il distanziamento politico dai partiti, quello di essersi tinta, dopo un anno dal suo insediamento, di colore politico con l’adesione e la convergenza diretta al PD.

Tralasciando la cronologia dei fatti di questi 3 anni trascorsi dal giugno 2017, mi attengo all’attualità. La scorsa seduta consiliare ha lanciato un segnale politico inequivocabile. Un segnale emerso dall’intervento di un autorevole rappresentante consiliare di Italia Viva, Gianluca Guardino. La sostanza dell’intervento di Guardino è una netta presa di distanza dal sindaco e dalla maggioranza. La seduta consiliare ha avuto un doppio effetto. Dapprima lasciava intendere, ma solo numericamente, che l’Amministrazione comunale avesse un numero tale che le garantisse l’approvazione del delicato punto all’ordine del giorno in modo agevole, come bere un bel bicchiere di acqua fresca in una giornata di caldo. Poteva contare su 11 consiglieri. E qui entra in gioco l’essenzialità dei numeri in democrazia e per chi governa.

L’intervento di Paolo Mandracchia, di Alberto Sabella, e di Gianluca Guardino (a nome di tutta Italia Viva), hanno creato un preciso spartiacque, ribaltando la coalizione nella dura realtà: non può contare più di 7 consiglieri.

Altro elemento di riflessione è il comunicato stampa sulla questione dei rifiuti a difesa del sindaco. E’ stato firmato solo d 6 consiglieri della coalizione, Bonomo, Leonte, Di Paola, Frigerio, Di Prima e Gulotta. Manca la firma di Pasquale Montalbano per evidente motivazione di ruolo quale presidente del Consiglio comunale. Ma anche perché egli è espressione politica di chi da troppi anni è artefice della gestione dei rifiuti e ras della Sogeir nelle sue varie sfaccettature di assetti societari e di responsabilità.

Il comunicato stampa non è stato firmato dai tre consiglieri di Italia Viva, da Alberto Sabella, da Paolo Mandracchia. E’ questo il segnale politico che è, in buona sostanza, la rappresentazione plastica di una coalizione al governo della città ridotta ad una cifra che di fatto ha creato lo stallo, il pantano, che non consente di dare vitalità alla città, anzi la costringe in una agonia lunga e lenta. Deleteria e mortale se si considera che in tale stato di coma politico la si vuole condurre per i restanti 22 mesi alla fine del mandato consiliare e sindacale.

Appare inequivocabile che l’ultima seduta consiliare sancisce l’improbabilità di Italia Viva di rientrare in maggioranza, di partecipare al banchetto della spartizione delle poltrone assessoriali.

Nuccio Cusumano, a questo punto, non può non dare seguito a quanto dichiarato, in precedenza, in più occasioni pubbliche. Per una questione politica ma che include ragioni di merito e di metodo, è uscito dalla maggioranza e dalla giunta. Le sue ragioni politiche risiedono nella difesa di un risultato e un assetto di governo negato da subito già con scelte che hanno calpestato il principio della rappresentatività democratica. Cusumano e Italia Viva hanno da tempo denunciato  una tendenza podestarile del Sindaco che ha annullato le dinamiche relazionali dentro la coalizione con una tendenza ai pieni poteri che hanno ingessato la attività e l’efficacia del governo comunale con il totale azzeramento delle rappresentanze legittimate ad essere da protagonisti nel governo.

Le ragioni politiche di Cusumano e Italia viva risiedono nella denuncia di una preferenza ad una scorciatoia degli esterni personali o di segreteria, in barba di ogni riconoscimento ad eletti o candidati della coalizione mentre la città affonda tra emergenze di ogni tipo con una crisi di autorevolezza senza precedenti.

Nel contesto generale dei grandi temi della città, vi è oggi la cancellazione di Sciacca dall’agenda del governo regionale, basta vedere l’attualità rispetto alle terme, al teatro, al Cansalamone, i rifiuti. Vi è una evidente assenza del PD dalla conduzione di un processo politico più efficace e più attento alle alleanze della coalizione vincente. Vi è la palese ingordigia di un pezzo minoritario del PD locale con un solo consigliere eletto e con 4 assessori su 5 indicati dalla medesima.

E’ questo oggi il contesto nel quale il residuo sparuto di una coalizione, palesemente monocolore, naviga senza una rotta e su una nave che porta i segni evidenti di uno squarcio che la rende affondabile.

E’ questo contesto che mi induce a considerare improbabile un ritorno in maggioranza di italia Viva. Anzi, ritengo, questa, una partita chiusa.

Il quadro politico attuale è drammatico per la città. Ritengo che non ci siano più i tempi per una correzione di rotta. La nave che imbarca acqua prosegue solo con l’abbrivio. E un comandante di lungo corso sa cosa comporta: l’ingovernabilità della nave.

Da questo quadro, certamente non facile, occorre che la classe politica responsabile e lungimirante riparta tracciando la rotta condivisa con classi dirigenti autorevoli e seriamente motivate per una nuova navigazione che punti la prua su coordinate che risollevino la città. Una nuova condivisione che vada oltre il tempo attuale e che, nel contempo, dia risalto forte alla tradizione politica moderata, senza la tentazione di fughe egoistiche e di soluzioni avventate che possano recare ancora più danni alla città.