LICATA, ARRESTATO IL KILLER DI CARITA’ UCCISO A PASQUETTA

 Svolta nelle indagini per l’omicidio di Angelo Carità, 61enne di Licata e bracciante agricolo, avvenuto il giorno di Pasquetta 2018. Carità venne barbaramente ucciso a colpi di pistola davanti al cancello del proprio terreno agricolo, a Licata. Il corpo, poco dopo, era stato ritrovato dalla moglie che aveva subito telefonato in caserma.

Subito sono scattate le indagini da parte dei Carabinieri di Licata e dei colleghi del Reparto Operativo di Agrigento.Indagini che non hanno avuto sosta, analizzando ogni singolo e più piccolo indizio. A sei mesi esatti, è arrivata la svolta nelle indagini.

Il caso, subito rivelatosi molto complesso, tenuto conto anche dell’assenza di testimoni, ha visto dapprima l’intervento della sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo, che ha effettuato uno scrupoloso sopralluogo sulla scena del crimine. Poi una miriade di pedinamenti ma, anche l’acquisizione e l’analisi meticolosa delle immagini degli impianti di video-sorveglianza di tutta la città di Licata.

I Carabinieri della locale Compagnia e del Reparto Operativo provinciale, sin da subito, coordinati dalla Procura della Repubblica di Agrigento, hanno indirizzato le indagini su alcune immagini video, ottenute da vari esercizi commerciali ubicati nei pressi del luogo del delitto. Immagini in cui si sono potute scorgere le fasi concitate dello spietato agguato, nel corso del quale il killer, giunto a piedi ed indossando un giubbotto, aveva esploso il colpo di grazia alla vittima.

L’analisi di un imponente quantitativo di materiale video acquisito, ha consentito di ripercorrere il tragitto compiuto dalla vittima negli attimi precedenti all’omicidio. In particolare, gli investigatori dell’Arma sono riusciti ad evidenziare un’auto intenta, sia a pedinare per un breve tratto di strada la vittima, sia ad effettuare alcuni passaggi presso l’abitazione della stessa. La successiva perquisizione domiciliare effettuata nei confronti del sospettato, in quanto utilizzatore di tale veicolo, ha permesso poi di scovare un giubbotto, abilmente occultato e simile a quello indossato dal killer, riportante sulla manica destra delle piccole macchie di sangue.

I conseguenti esami di laboratorio svolti dagli specialisti dei Carabinieri del RIS di Messina hanno confermato che le macchie sul giubbotto in questione, altro non erano che tracce ematiche riconducibili alla vittima dell’omicidio.

All’alba di stamane, una decina di Carabinieri, supportati anche da unità cinofile, hanno cinturato l’abitazione di Orazio Rosario Cavallaro , 61 enne, ritenuto il killer di Angelo Carità, sorprendendolo ancora nel sonno, facendo scattare le manette ai suoi polsi con l’accusa di omicidio volontario e porto abusivo di arma da fuoco, in esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Agrigento.

 

“Orazio Cavallaro ha agito su commissione, è stato un killer pagato da qualcuno oppure ha ucciso per ricambiare un favore”. Il procuratore Luigi Patronaggio ha spiegato così le ragioni che stanno alla base dell’omicidio di Angelo Carità, freddato a colpi di pistola per strada il giorno di Pasquetta. Cavallaro, pregiudicato e sorvegliato speciale, avrebbe preso un’auto dei familiari e sarebbe andato a uccidere Carità allungando la mano dal finestrino e sparando all’indirizzo del licatese, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giovanni Brunetto.

“Nel corso delle intercettazioni – ha spiegato il procuratore aggiunto Salvatore Vella che, insieme al pm Simona Faga e al tenente colonnello Rodrigo Micucci, comandante del reparto operativo ha illustrato i dettagli dell’operazione – è emerso un collegamento con il primo omicidio commesso dalla vittima. Stiamo sviluppando questa pista investigativa”.

“Peraltro – ha aggiunto Vella – non poteva guidare essendo sottoposto alla sorveglianza speciale per via di vecchi precedenti per armi”. Gli inquirenti hanno “inchiodato” Cavallaro sulla base di altri due elementi. “In una conversazione intercettata e da altri elementi investigativi sono emersi dei punti in comune con il precedente omicidio. Su questo aspetto ci sono indagini in corso, al momento sappiamo che ha agito su commissione di qualcuno ma non ci sono altri indagati per questo fatto. Ci sono due indagati per favoreggiamento, – ha spiegato il procuratore aggiunto – perchè durante le indagini hanno cercato di sviarci”.

“L’elemento decisivo che porta al fermo di Cavallaro, bloccato perchè si temeva potesse fuggire in Germania, è il ritrovamento di un giubbotto con le tracce di sangue della vittima”.

 


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