LICATA, 2 INDAGATI PER L’OMICIDIO DI ANGELO CARITA’
Due indagati sono iscritti nell’apposito registro con l’accusa di omicidio doloso in concorso e detenzione illecita di arma da fuoco. Avviene dopo 4 mesi dall’omicidio di Angelo Carità, l’imprenditore agricolo sessantunenne di Licata ucciso mentre era al volante della sua auto, in una strada interpoderale e avvenuto avvenuti lo scorso 2 aprile.
L’inchiesta sembra essere arrivata ad una svolta. Le meticolose indagini dei carabinieri di Licata hanno portato, negli ultimissimi giorni, ad individuare alcuni soggetti che sarebbero a conoscenza dei fatti. Sono stati effettuati interrogatori, nei giorni scorsi, alla Procura di Agrigento. E al termine di questi il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Simona Faga – che coordinano l’inchiesta – hanno disposto l’iscrizione nel registro degli indagati di due persone.
Angelo Carità era stato condannato, all’inizio di febbraio del 2017, dalla Corte di Assise di Agrigento, all’ergastolo con isolamento diurno per un anno, per il delitto di Giovanni Brunetto. Carità su istanza dei difensori, gli avvocati Vincenza e Antonino Gaziano, era stato poi scarcerato per decorrenza dei termini.
Subito dopo l’omicidio di Carità, il procuratore aggiunto Salvatore Vella – che nel processo di primo grado a carico dello stesso Carità ha rappresentato l’accusa – pare che abbia rispolverato il fascicolo, veramente mai archiviato visto che alla fine dello scorso aprile sarebbe dovuto partire il procedimento d’appello, del delitto Brunetto. Anche la scelta del medico legale per l’autopsia di Carità – il medico Cataldo Raffino dell’università di Catania – non fu, allora, casuale. Si trattò infatti dello stesso sanitario che, nel 2013, si occupò dell’esame autoptico su Giovanni Brunetto. Il riserbo di investigatori e inquirenti, circa eventuali comparazioni fra i due omicidi, è rimasto, in tutti questi mesi, fitto. Anzi, fittissimo.
Il killer – ma potrebbero essere entrate in azione anche più persone – che ha freddato l’imprenditore agricolo sessantunenne utilizzò una pistola calibro 9, “un calibro importante” – secondo i ben informati – . Dal giorno del delitto in poi, i carabinieri e i magistrati hanno sentito decine e decine di licatesi. Poi, all’improvviso, vi sarebbe stata una accelerazione dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dal sostituto Simona Faga. Sono stati fatti, negli ultimi giorni appunto, nuovi interrogatori e s’è arrivati all’iscrizione, nel registro degli indagati, di due persone.