ELEZIONI E SETE DI COMMISSARI, PRESIDENTE MUSUMECI ATTENTO ALL’ASSALTO ALLA DILIGENZA

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Caro Presidente della Regione, della nostra Sicilia. Presidente integerrimo, la cui immagine è conosciuta come politico restio a compromessi, ad essere inghiottito dalla logica perversa di chi continua a considerare l’interesse collettivo come un optional del mandato elettorale, privilegiando le mire personali e foraggiando quella politica che alimenta i benefici per amici e amici   degli amici.

La Sua autorevolezza di Presidente della Regione siciliana rischia di essere minata nelle sue fondamenta a causa di una proposta che ha il profilo dell’inopportunità rispetto alla grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo, e soprattutto guardando all’immediato futuro che ci attende. La fase 2 è un passaggio delicato e rischia di vanificare tutto il Suo impegno profuso con rigidità nell’assumere decisioni che si sono rilevate un toccasana, e che hanno evitato che la nostra Isola diventasse un campo di guerra con migliaia di decessi a causa del terribile virus, come è accaduto in altre parti del nostro Paese.

La Sicilia soffrirà molto la ripresa produttiva e sociale per la sua atavica difficoltà ad uscire da una crisi economica che la contraddistingue da decenni e la pone, costantemente, agli ultimi posti delle classifiche che attengono il campo dell’economia, ma anche quello che attiene la qualità della vita.

Proprio in tale contesto assai delicato, la cui riuscita dipende dalla concentrazione della classe politica a compiere scelte adeguate per fronteggiare la grave situazione socio-economica, il Parlamento siciliano non può distrarsi in argomentazioni che esulano dallo stato emergenziale in cui ci troviamo. I sindaci della nostra Isola sono in trincea a combattere una battaglia difficile. Sono in trincea a soccorrere le esigenze dei cittadini, esigenze che sono diventate primarie nella tipologia delle richieste: generi alimentari, mancanza di soldi e occupazione, sconforto sociale. Sono sindaci che, in regime di emergenza coronavirus, si sono amalgamati perfettamente con la macchina organizzativa che vede in prima linea il Governo della Regione e la sua massima espressione nel campo degli interventi: la Protezione Civile. Si è creata quella sinergia indispensabile che rende mente e braccio perfettamente sincroni. La proposta di un deputato trapanese, accarezzata da chi sente la spartizione di poltrone commissariali come il canto delle sirene, appare inopportuna se non deleteria rispetto alla armonia di interventi e di sinergie proprio voluta da Lei, Presidente della Regione siciliana.

Interrompere inopinatamente il mandato sindacale e di consigliere comunale in 61 Comuni – prossimi alle elezioni che si svolgeranno in autunno, data prorogata a causa dell’emergenza coronavirus – con una legge da partorire ad hoc appare, mi creda, agli occhi dei siciliani come l’ostinazione dell’orchestra intenta a seguitare a suonare mentre la nave sta affondando.

La nomina di 61 commissari, attraverso l’uso di talune forze politiche del manuale Cencelli, appare palesemente come il soave canto delle sirene nei confronti del quale, taluni deputati, anziché resistere legandosi all’albero della nave, si lasciano andare a braccia aperte.

Caro Presidente della nostra terra siciliana, eviti che taluni possano essere indotti in tentazione e rendere complice il Parlamento siciliano. Ma eviti anche che questo attraente canto delle sirene, che inghiotte a morte nel mare, avvenga nel modo più subdolo che la bassa politica offre quando deve celare il rossore della vergogna: il voto segreto.

Un canto delle sirene che è stato anche contestato dall’Anci Sicilia. Presidente, sia Lei per la Sicilia il moderno Ulisse. Assicuri ben saldamente all’albero della nave quanti, in queste ore, sembrano non resistere al subdolo canto della spartizione delle poltrone per mero scopo elettorale.

La Sicilia non può distrarsi dalla seria e grave emergenza, soprattutto nella fase 2. Né la Sua statura più essere sminuita da solisti temerari.