L’EX SINDACO CUCCHIARA SCENDE IN POLITICA…CON IL SUO BLOG
“L’idea obbedisce solo ad un’esigenza di partecipazione”.Così l’ex sindaco Ignazio Cucchiara presenta il suo blog, partecipando alla vita politica della città. Questo il suo link: http://ignaziocucchiara.blogspot.it/2012/05/perche-nasce-questo-blog-di-ignazio.html
“Non ho mai pensato- scrive nella sua pagina di presentazione- che l’impegno nella vita pubblica dovesse giocoforza coincidere con una presenza nel dibattito politico (in ruoli di natura partitica e/o di governo). Qui esprimeremo opinioni, ospiteremo quelle degli altri, in un libero confronto che si pone l’obiettivo di sostenere una crescita culturale della nostra Sciacca. Con senso della misura ma al tempo stesso con determinazione. “A Ciascuno il suo” è il celebre titolo di un romanzo di Leonardo Sciascia, trasposto anche al cinema da Elio Petri in un film dalla straordinaria efficacia narrativa, tutta siciliana. Questo titolo vuole significare l’invito ad una società dove ciascuno di noi rivesta un ruolo: responsabilità, proposta, condivisione, confronto, tolleranza. A Ciascuno il suo, dunque.”
Cucchiara spiega meglio chi il il “ciascuno”: “Dove Ciascuno (nessuno escluso) sia colui o colei che è chiamato a rivestire una mansione, ad esercitare un compito. Per sé stesso e per gli altri, per i propri cari ma anche per le generazioni che verranno, in un equilibrio il più possibile armonico. Perché oggi siamo chiamati a costruire un nuovo modello di società. Con un’impostazione che induca di più ciascuno di noi a ritagliarsi un ruolo finalmente più attivo, rifuggendo dall’egoismo e dalla superficialità che, purtroppo, caratterizzano il mondo di oggi, senza voler generalizzare. Si può forse negare che, troppo spesso, abbiamo rinunciato a svolgere un ruolo più dinamico di cittadinanza, preferendo piuttosto, un po’ per comodità, un po’ per cultura, delegare solo ed esclusivamente agli altri la soluzione delle difficoltà? Certo, la Democrazia ci permette di pretendere dai nostri rappresentanti di occuparsi della gestione e della soluzione dei problemi di ordine generale. Ma noi, nel nostro privato, siamo certi di fare tutto quello che è necessario per rendere questa società migliore? In che modo coordiniamo le decisioni di tutti i giorni? Accettiamo il confronto? Ci chiediamo mai se la nostra libertà possa, in un modo o nell’altro, trovarsi in condizione di conflitto con quella degli altri? Siamo sufficientemente tolleranti? Oppure ci limitiamo solo a tranciare giudizi di merito, e chi si è visto si è visto? Io penso che chi, almeno una volta, si sia posta solo una delle predette domande possa dirsi sostanzialmente in pace con sé stesso. A primeggiare è stata (e sembra continuare ad essere) la cultura del capro espiatorio, che continua sostanzialmente a deresponsabilizzare i singoli individui. Dalli all’untore!, dunque, e siamo a posto con la coscienza. Non ci siamo resi conto che, limitandoci a puntare il dito contro gli altri, abbiamo finito con il sottrarci al nostro compito di persone e cittadini chiamati a condividere valori comuni. Con la conseguenza, piuttosto disgraziata, di aver trasformato il sentimento giusto dell’indignazione nel più banale dei vizi capitali: l’accidia. Oggi è tempo in cui occorre guardare alla visione dei problemi di tutti con uno spirito diverso, riconoscendoci finalmente in valori comuni, e non compiacendoci dei problemi, dimenticando che oltre al diritto esiste anche un dovere di cittadinanza. Quei valori da cui talvolta ci allontaniamo, sull’onda di un’emozione che culmina nella personalizzazione dello scontro, quando sarebbe assai più semplice confrontarsi serenamente solo sulle idee. Aristotele diceva: La Libertà è la base di uno stato democratico. Ma Libertà non significa certo agire liberamente senza rispettare le regole, in dispregio dei diritti degli altri. Libertà – come canta Giorgio Gaber – è Partecipazione”.