LETTERA APERTA ALL’AMMINISTRAZIONE E AL CONSIGLIO COMUNALE

Editoriale di Filippo Cardinale

Una città nuova avanza gioiosa e implacabile. Una città che la politica – prigioniera della sua irreversibile crisi di rappresentatività – ignora o snobba. Una città che non protesta più ma agisce. Non rivendica il bene pubblico ma semplicemente se lo prende. E lo cura, lo custodisce. Lo ama. E’ la città delle associazioni che abbelliscono i giardini pubblici, che svuotano le spiagge dall’immondizia, che rimuovono le scritte di vernice dai monumenti. Non sono più azioni dimostrative per bacchettare la pubblica amministrazione inadempiente. Ma atti concreti per migliorare la qualità della vita di tutti.

Questo è quanto accade a Palermo. Uno scatto d’orgoglio, una rivoluzione culturale della gente, della “nuova gente”, quella stufa di soprusi, quella stanca della cecità con cui si avalla l’illegalità con il silenzioso consenso delle istituzioni in mano alla politica dell’insufficienza, quella che coltiva il proprio piccolo orto, quella che non vede le praterie nascenti.

A Palermo, ma il fenomeno di diffonde, succede che la gente si ribella contro quei pochi che immaginano di dettare legge con atti violenti o dimostrazioni da sciacalli. Perché a Sciacca non accade ciò che accade a Palermo? Il sindaco Leoluca Orlando sta allargando i perimetri delle isole pedonali, abbellendo e rivalutando le piazze. Si è verificato che commercianti della vucciria hanno danneggiato gli arredi, perché contro le isole pedonali. Orlando è stato deciso e non ha aperto alcuno spiraglio per improbabili trattative. Ma, in fondo, ha fatto tutto quello che i palermitani della città nuova avevano già deciso di fare prima di lui. Attraverso i social network si sono dati appuntamento in piazza San Domenico per difenderla, proteggerla, mantenerla così com’è. Il tutto ignorando quali sarebbero state le decisioni del Comune. La città nuova aveva già scelto. Da sola. E si è ripresa piazza San Domenico.

Fatta questa premessa, il punto di domanda rivolto all’Amministrazione e al Consiglio comunale è: può la nostra Sciacca superare il guado di una cultura ancorata, purtroppo, ad una logica secondo la quale le regole non debbano essere rispettate?

Il punto di domanda include un problema serio che ha toccato le precedenti amministrazioni comunali, l’attuale, e certamente coinvolgerà quelle future. Non è immune il Consiglio comunale, attuale e futuro. La presente lettera è rivolta alle Istituzioni cittadine, in primo luogo, per un semplice motivo. Sono loro deputate a prendere per mano la città e incamminarla su un percorso di crescita civile. Compito complesso, sfidante, e che necessita di uno sforzo sinergico tra le parti politiche.

Destra e sinistra superino gli steccati e insieme lavorino per ripristinare un concetto essenziale senza il quale non c’è sviluppo e futuro per questa citta: il rispetto delle regole, la cultura della convivenza civica. La città è avvolta in una logica sfuggita, nel tempo, al controllo delle istituzioni. Si è diffusa come un cancro ammalando la città dell’idea che tutto è possibile.

E’ possibile parcheggiare selvaggiamente, è possibile gettare i rifiuti fuori dalle fasce previste, è possibile creare discariche per le vie urbane, è possibile trasformare il centro storico in un luogo di sofferenza per chi vi abita, come è possibile tormentare il riposo notturno per via della musica ad alto volume emessa dagli stabilimenti balneari. E’ possibile vandalizzare la città senza essere puniti, è possibile precludere gli accessi al mare, è possibile appropriarsi di porzioni di suolo pubblico o demaniale. E’ possibile creare isole pedonali monche per raggiungere un punto di compromesso che, ogni volta, esclude il parere dei cittadini. Ecco, anche questo è possibile, come se una porzione di città fosse solo di pochi e non di tutti. In questa città è possibile calpestare i diritti altrui per far prevalere capricci personali.

E’ il nocciolo della questione. Il fenomeno è preoccupante per la dimensione raggiunta. Anzi lievita sfuggendo al controllo delle Istituzioni comunali. Se Sciacca non fosse un polo che guarda al futuro da protagonista, la questione potrebbe essere lasciata al virus dell’immobilismo. Noi siamo contrari lo stesso, perché anche nelle località più remote o piccole il concetto della civiltà e della legalità non può essere calpestato.

A maggior ragione la questione non può più essere sottovalutata dai nostri amministratori e consiglieri comunali. E’ a loro che è affidato il compito di raddrizzare la barra e proiettare Sciacca sul solco di una cultura diversa. Il compito è realizzabile se eseguito insieme, maggioranza e opposizione. Scrivano a caratteri cubitali questa missione nell’agenda politica. Lavorino insieme per ristabilire le regole della convivenza civile. Coinvolgano le persone, le associazioni, le consulte. Solo così potranno traghettare Sciacca verso una cultura, un modo di fare, di pensare, più vicina all’Europa.

Questa Città ha bisogno di un risveglio culturale, il risveglio di un orgoglio di appartenenza. Confidiamo nelle persone di buona volontà, di cui Sciacca è ricca.

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