LEONTE: “LASCIO UN PARTITO IN CUI DOMINA IL CLAN”
Abbiamo sorseggiato un caffè con Fabio Leonte, in un bar lontano dalle presenze politiche, e approfittato per porre alcune domande all’ex assessore.
E allora Fabio Leonte, lascia il Pd per una questione si poltrone?
“Ho sentito alcune farneticazioni che provengono da chi occupa scranni istituzionali di rilievo, ma che dimostrano il non senso e, mi permetta, anche l’insufficienza con cui si affrontano le tematiche politiche. La mia adesione a Sciacca Bene Comune, e qundi a Sinistra Ecologia e Libertà, scelta assunta insieme a Paolo Mandracchia, dimostra palesemente che non è frutto di ambizioni di potere. La lista cui ho aderito è il frutto dell’entusiamo di giovani e di volti nuovi. Persone che hanno gran voglia di innovare una politica che si è dimostrata troppo datata. Una politica che è espressa in un partito, il Pd, in cui vi è il dominio di clan”.
Ma è vero che il Pd non riusciva a chiudere la lista?
“Premetto che ho forti dubbi sulla capacità politica di chi si immagina leader locale del Pd. Anzi, l’attuale leadership ha dimostrato inaffidabilità e mancanza di rispetto a concretizzare gli impegni assunti. La difficoltà a chiudere la lista non è frutto di elementi oggettivi, ma dalla preoccupazione del clan di non riuscire a riversare il consenso sui “gioielli di famiglia”. Sono andato via, o siamo andati via io e Mandracchia, e le difficoltà come per incanto, sono finite. La lista è formata da 30 candidati e il clan è soddisfatto”.
Che futuro prevede nell’area in cui ha condiviso momenti abbastanza impegnativi?
“La politica è fatto di ragionamenti e deve prevalere l’idea, il dialogo. Non certamente i muscoli. Fare il leader non è mettersi l’etichetta, ma conquistarsi il ruolo con il carisma, con la capacità dimostrata sul campo, con la moderazione, con la comprensione, ma soprattutto avendo nel Dna una forte connotazione democratica”.