LE OPPOSIZIONI E IL VALZER DEI NUMERI

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Il variegato fronte delle opposizioni oggi gode di una condizione di privilegio numerico. Se la matematica esce dalla new logic che il sindaco vuole imporre, travolgendo il senso della democrazia, appare evidente, financo pleonastico, constatare che le opposizioni sono diventate maggioranza schiacciante con 16 consiglieri comunali che (a parole propagandistiche) formano il contraltare alle briciole della fu coalizione vincitrice delle elezioni del giugno 2017. Oggi chi guida la città ha l’appoggio di 8 consiglieri comunali (Montalbano, Di Paola, Bonomo, Sabella, Frigerio, Leonte, Di Prima, Gulotta). Praticamente, l’Amministrazione comunale gode dell’appoggio solo di un terzo del Consiglio comunale. In buona sostanza, il 66% dell’aula consiliare è costituita da consiglieri che (a parole) sono in contrapposizione con il sindaco Valenti.

I numeri offrono la possibilità di una lettura variegata, anche dal punto di vista dell’interpretazione fantasiosa come quella napoletana. Ma al di là delle molteplici letture, in politica i numeri hanno il loro significato e sono alla base della sistema democratico. Altrimenti è facile il guado verso l’anarchia.

La mozione di sfiducia è un argomento che ultimamente è stato sottolineato in più occasioni all’interno dell’aula consiliare e dalle opposizioni. La fuoriuscita di Italia Viva dalla maggioranza ravviva l’argomento, anzi lo rende concreto. Infatti, per la normativa, la mozione di sfiducia deve essere approvata da almeno 15 consiglieri comunali su 24.

Il ragionamento, a questo punto, è semplice. Se quanti sostengono il fallimento del “progetto Valenti” sono consequenziali e coerenti con gli interventi svolti in aula consiliare, hanno un solo modo per concretizzare quanto sostengono: firmare e approvare la mozione di sfiducia. Altrimenti, l’alternativa è appoggiare l’Amministrazione comunale. In tal caso, il sindaco può gongolare poiché nell’incoerenza di chi non intende assumersi la responsabilità di un atto politico trova, di volta in volta, quei voti dell’opposizione altalenante, o di interesse, o spinta all’interno di un cerchio geometricamente perfetto come un compasso potentemente può disegnare, liberandosi di quei fastidiosi numeri.

Il sindaco, cosciente della penetrabilità di taluni consiglieri comunali dell’opposizione, può puntare su una strategia che sarebbe degna di un cattedratico della politica: farsi bocciare i bilanci. In tal modo la Regione nomina un commissario ad acta e lei rimane salda al timone di governo, unica comandante e padrona assoluta della seconda metà del mandato sindacale.

Dunque, agli elementi tentennanti delle opposizioni viene meno un efficace deterrente. Tale strategia avvalora, e solo in questo caso, la “nuova teoria di Pitagora”, secondo la quale i numeri non hanno significato.

La firma apposta sulla eventuale mozione di sfiducia ha, però, un significato inequivocabile per la gente. Solo così essa saprà chi alle serrate e dure critiche alla Valenti farà seguire un atto di coerenza. In tal caso si ha chiaro il solco che delimita il fondamento della democrazia: chi sta davvero all’opposizione e chi in maggioranza. Attraverso un quadro politico chiaro si avrà certezza di chi è primo nella filiera delle della declinazione del comportamento umano sciasciano, e di chi è ultimo nella medesima filiera.

Le opposizioni sono impegnate in un valzer. C’è quello gattopardiano il cui contesto ricorda Tancredi: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Se alla parole di chi denuncia a parole un fallimento progettuale non seguono fatti reali e concreti, alla fine la gente assiste alla replica di quella festosa immagine del valzer gattopardiano i cui invitati erano preoccupati a conservare privilegi di comodo e di interesse.