LE INSICUREZZE SULLA SICUREZZA, DI NUOVO ALLARME ALL’OSPEDALE DI SCIACCA
Sembrano vacillare gli annunci sull’assoluta sicurezza dell’ospedale “Giovanni Paolo II”. Le buone intenzioni e tutti gli interventi fin qui effettuati per suddividere i percorsi No Covid da quelli Covid, sembrano scricchiolare dopo un episodio che nelle ultime ore ha fatto riemergere le preoccupazioni dell’ambiente ospedaliero.
Diversi operatori sanitari sono preoccupati dopo avere appreso del contagio di un anziano di Santa Margherita Belice, emerso proprio dopo un accesso nella struttura ospedaliera saccense.
L’uomo è arrivato in ospedale con problemi intestinali, avrebbe riferito al triage che non aveva avuto febbre e dal pronto soccorso è stato trasferito in radiologia per degli accertamenti diagnostici. Tutto faceva indurre che non c’erano pericoli di possibile presenza di contagio, tanto che i sanitari del pronto soccorso hanno disposto una tac all’addome e non il tampone.
In radiologia, dopo che dai dati in archivio è emerso che l’anziano nel novembre scorso era stato sottoposto ad esami, è stato deciso di fare anche una tac toracica, dalla quale è emersa la ricomparsa di una polmonite. Da qui la decisione di suggerire il tampone, dal quale è emersa la positività da Covid 19. L’uomo, che era accompagnato da un familiare, è stato quindi trasferito a Palermo.
Pare che il paziente durante gli accertamenti sia venuto a contatto con un’altra persona che doveva fare una radiografia, che a sua volta era venuta a contatto con altri operatori sanitari. Ora c’è una fisiologica preoccupazione: oltre ai familiari c’è la necessità di fare altri tamponi per rispettare i protocolli di sicurezza.
L’episodio richiama l’attenzione sulla imprevedibilità del virus e sul fatto che un ospedale non si può considerare mai del tutto al sicuro di fronte a questo pericolosissimo nemico. A maggior ragione quando parte degli operatori sanitari non disporrebbero ancora di adeguata formazione e quando non ci sarebbe ancora la zona cosiddetta grigia dell’area di emergenza, dove l’anziano probabilmente avrebbe dovuto sostare prima di disporre gli esami diagnostici e attenderne l’esito.