Le dimissioni di Simone Di Paola da segretario provinciale del Pd confermano le fibrillazioni del partito
![](https://www.corrieredisciacca.it/wp-content/uploads/2023/01/di-paola-simone-2023-1.jpg)
“Dopo alcuni giorni di pausa e riflessione, ho rassegnato le mie dimissioni dalla carica di segretario provinciale del Pd di Agrigento”. Dimissioni che, in verità, erano state annunciate mesi fa dalla nostro giornale
SCIACCA- E’ giunta l’ora delle dimissioni da segretario provinciale del Pd, Simone Di Paola, che abbiamo riportato in un articolo a parte. Dimissioni che, in verità erano state annunciate dal nostro giornale tempo fa, evidenziando una riflessione di Simone Di Paola che affonda radici in un terreno più ampio di quello attuale. “Ho ritenuto che non vi fossero più le condizioni politiche necessarie a portare avanti, con la dovuta serenità e con la certezza di poter onorare il mandato congressuale ricevuto, il mio ruolo di guida unitaria del partito agrigentino”. Di Paola usa molto il politichese ma evidenziando che “che non vi fossero più le condizioni politiche necessarie per portare avanti il mio mandato” egli accende i riflettori su una lotta interna del partito lievitata in vista del congresso regionale. L’assemblea del partito, svoltasi a Palermo, è testimone della lotta tra le due parti: quella che fa capo alla segreteria nazionale e quella che fa parte alla presidenza del partito. La provincia di Agrigento è l’unica provincia siciliana dove la segreteria è (era) in mano all’area Bonaccini-Orsini con il riferimento al deputato saccense Michele Catanzaro che è anche capogruppo all’Ars. Simone Di Paola è un uomo di partito, troppo secondo il nostro punto di vista. Un amore senza condizioni che, tuttavia, non gli consente di fare buon raccolto rispetto alla sua semina senza risparmio di tempo, forze ed energie. Simone Di Paola si è sforzato di dare una linea unitaria al partito agrigentino, cogliendo anche buoni risultati. Alle elezioni del 2022, con oltre 19.000 preferenze in provincia di Agrigento, il Partito democratico, sotto la sua segreteria, si è attestato tra le prime forze del territorio provinciale, rileggendo Michele Catanzaro all’assemblea regionale siciliana. “Si è trattato – ricorda Di Paola – di un grande risultato politico ed elettorale, che ha premiato gli sforzi incredibili di quanti si sono prodigati anima e cuore affinché si raggiungesse lo sperato obiettivo della rappresentanza parlamentare e che conferma la presenza ed il radicamento del partito sul territorio provinciale, proiettando la provincia di Agrigento quale grande protagonista del partito siciliano. Anche alle elezioni politiche il partito in provincia ha ottenuto un ottimo dato elettorale, che va ad onore e merito delle nostre candidate, all’uninominale ed al plurinominale, Eleonora Sciortino e Giovanna Iacono e di quanti, militanti e simpatizzanti, si sono spesi in tale direzione”.
La lotta interna al partito ha avuto risvolti clamorosi a Sciacca. L’adesione al Pd all’ultimo minuto utile (31 dicembre scorso) del sindaco Fabio Termine e del suo gruppo è stata una mossa che ha preso di sorpresa lo stesso (ex) segretario provinciale e il deputato Michele Catanzaro. Una lotta interna che adesso anche a Sciacca vede due opposte correnti. Michele Catanzaro non è più il dominus ma deve fare i conti con Termine & C. a cominciare dal blocco della pretesa del gruppo Catanzaro di avere un assessorato in più. Le dimissioni di Di Paola non nascondono il solito vizio del Pd, quello di litigare senza soluzione di continuità. Di Paola è onesto intellettualmente e coerente con se stesso. E il fatto che dica senza nascondersi che non ci sono più le condizioni per continuare il suo mandato di segretario è la prova provata che le acque nel Pd sono agitate e, comunque, si spezza un equilibrio che sembrava consolidato. Prende fiato l’area di Giovanni Panepinto, il ras della Quisquina ed ex deputato regionale. L’elezione di Michele Catanzaro trovò terreno fertile in una sorta di ribellione allo stesso Giovanni Panepinto che si attirò tanto malumore da parte di dirigenti, quadri e simpatizzanti del Pd. Ma in politica nulla è statico. E adesso si sono dissotterrate le asce di guerra.
![](https://webmail.aruba.it/smart/javascript/release/dojo/dojo/resources/blank.gif)