L’ATI ANCORA DEVE SPEDIRE LA RISOLUZIONE CONTRATTUALE. LA POLITICA DISCUTE SENZA QUAGLIARE
Come è nei manuali più consolidati, la politica ha i suoi tempi incredibili che producono il risultato di sboccare sui binari morti.
Il provvedimento del Prefetto di Agrigento, con il quale notifica la certificazione antimafia interdittiva, anticipa le scelte che avrebbe dovuto compiere la politica. Non certo è compito di essa assumere l’ambito di azione del rappresentante del Governo nella nostra provincia, ma è compito della politica concretizzare enunciazioni e slogan che sanno sempre di campagna elettorale. Con l’aggravante che l’anello debole della catena è l’ignaro cittadino, il quale viene risucchiato dal vortice delle parole della politica, delle promesse che poi scorrono sotto i ponti finendo in mare.
Il day after del provvedimento prefettizio rappresenta una situazione che riguarda il servizio idrico e fognario, compreso il sistema della depurazione, drammatica. Esso determina la revoca degli affidamenti, il blocco delle gare in corso e l’affidamento della gestione delle acque e dei depuratori, lavori, pagamenti, etc. Fatti, questi, che devono essere messi nelle mani di un Commissario che surroga tutti i compiti del presidente della Girgenti Acque, Marco Campione. Di fatto, il provvedimento prefettizio commissaria la Girgenti Acque.
Sul binario parallelo a quello prefettizio, viaggia una complessa inchiesta giudiziaria condotta dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, e dai magistrati inquirenti Alessandra Russo e Paola Vetro. Indagine nella quale sono coinvolti oltre settanta indagati tra cui l’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, finito sotto indagine proprio per aver concesso la certificazione nel 2015 e, tra gli altri, Angelo Alfano, padre dell’ex ministro agli Esteri, politici, avvocati e giornalisti. In questa indagine, i reati ipotizzati sono tra gli altri, associazione per delinquere, truffa, corruzione, riciclaggio e inquinamento ambientale.
La magistratura inquirente in questa fase di indagine che si è rivelata gigantesca – che si è aperta come un ventaglio nel quale sarebbero intessuti personaggi che rivestono e che hanno rivestito ruoli pubblici – ha alzato il coperchio ad un pentolone nel quale gli ingredienti inseriti nel brodo sarebbero interessi economici e clientelari. Un brodo nel quale il mestolo avrebbe avuto difficoltà a mescolare se la politica avesse svolto il suo compito. L’inchiesta della magistratura fa precisi riferimenti al controllore del gestore idrico, quel calderone prima Ato e poi Ati che è la sintesi della politica. Nell’organismo di controllo, infatti, sono soci tutti i Comuni rappresentati dai sindaci.
Sono trascorsi anni, sono state profuse parole da parte della politica, il tutto senza mai giungere al dunque. Sono i tempi lentissimi della politica, a volte scientificamente immaginati e messi sul campo.
Dallo scorso maggio a oggi, l’Ati non è stata consequenziale. La diffida alla Girgenti Acque è stata partorita lo scorso maggio. Sono stati intimati tempi di risposta brevissimi alla Girgenti Acque. Lo scorso 28 settembre l’Assemblea dell’Ati ha deliberato la prosecuzione della diffida e di dare concretezza alla diffida. Dal 28 settembre ad oggi non si è riusciti a stilare il documento risolutorio e notificarlo alla Girgenti Acque. A mettere punto, ci ha pensato il Prefetto Dario Caputo.
Ma è un punto che apre un fronte drammatico il cui peso, grande quanto una montagna, passa nelle mani dell’Ati che non ha provveduto manco a mettere su una bozza di soluzione alternativa alla gestione del sistema idrico, fognario e della depurazione, nonostante sia salita sul binario della risoluzione contrattuale.
Eppure, proprio su questo argomento, lo scorso 19 giugno (protocollo 0053302) l’Autorità Nazionale Anticorruzione aveva avviato un procedimento anche nei confronti dell’Ati (ma anche all’Assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità e alla Girgenti Acque per altre questioni). All’Ati, l’Anac chiedeva i provvedimenti consequenziali che intende adottare per la prosecuzione della gestione del Sistema Idrico Integrato in regime di continuaità; quali interventi sono stati programmati finalizzati al risanamento, adeguamento, ristrutturazione, potenziamento delle reti idriche e degli impianti, significando anche le correlate forme di finanziamento; progettazione e realizzazione dei citati lavori di ristrutturazione sulla rete idrica della provincia di Agrigento, coperti da finanziamenti pubblici (107 milioni di euro), avendo cura di precisare con quali modalità tali interventi saranno realizzati e a cura di quale soggetto pubblico in funzione di committente dei lavori stessi.
L’Anac concluderà entro 180 giorni il procedimento di istruttoria. Cioè entro la fine dell’anno in corso.
I nodi sono venuti al pettine, subito, ieri mattina. L’Ati adesso ha sulle spalle una montagna di incredibile complessità. Deve mettere in atto una serie di iniziative che non lasciano spazio alla lentezza. Ci sono emergenze, grossi problemi alla rete idrica e fognaria specie dopo i recenti nubifragi. Ci sono provvedimenti che devono essere adottati immediatamente, perché come a Sciacca, anche i altri Comuni c’è una situazione di emergenza drammatica. E per affrontarla servono tanti soldi, ma soprattutto la capacità dell’Ati di spogliarsi della lentezza politica e assumere quella manageriale.
Già stamattina, si sarebbe dovuto riunire con urgenza iol Consiglio direttivo dell’Ati. La grave vicenda non permettere di perdere tempo.
Filippo Cardinale