“L’angelo di Monaco”, il libro della settimana consigliato da Ornella Gulino
SCIACCA. E’ di qualche giorno fa l’ uscita di “I demoni di Berlino” di Fabiano Massimi e in attesa di leggerlo vi propongo la recensione del romanzo precedente dello stesso autore “L’angelo di Monaco “ pubblicato lo scorso anno per Longanesi editore. Il protagonista di entrambi i libri è lo stesso Sigfried Sauer, commissario di polizia che nel primo si trova ad indagare su una morte eccellente, quella di Geli Raubal, nipote niente di meno che di Adolf Hitler.
Siamo a Monaco come suggerisce il titolo, è il 18 settembre del 1931 ed Hitler si avvicina al momento della massima ascesa politica quando Angelika Raubal, detta Geli, viene ritrovata senza vita.
La scena del crimine che si presenta davanti ai commissari Sauer e Helmut Forster sembra condurre alla pista del suicidio: la porta chiusa dall’interno, la ragazza che si è sparata un colpo al cuore con la pistola dello zio e muore lentamente soffocata dal suo stesso sangue.
Nessuno sembra aver sentito nulla in quella casa, lo zio ha un alibi perfetto, trovandosi fuori città impegnato nei suoi giri per la campagna elettorale, alibi confermato dai suoi collaboratori e dal portiere dell’albergo nel quale si reca la sera della scomparsa della nipote, la multa presa dal suo autista per aver violato il limite di velocità non appena appresa la tragedia che ha colpito la nipote.
Ci sono però alcuni elementi che non quadrano e che l’occhio attento del commissario Sauer nota subito.
Non viene disposta alcuna autopsia e il caso di suicidio viene archiviato sbrigativamente; le fotografie che il medico autoptico aveva fatto al cadavere vengono distrutte nell’incendio della camera oscura e poi tutti i potenziali testimoni che vorrebbe interrogare improvvisamente si suicidano lasciando solo uno scarno biglietto di commiato “Mi dispiace H”.
Ma qualcuno spinge Sauer a continuare ad indagare chiedendogli di svolgere in segreto le indagini per lui: è proprio Adolf Hitler.
Hitler è sconvolto dalla morte della nipote che per lui era qualcosa di più, la amava e avrebbe addirittura spesso dichiarato che sarebbe stata l’unica donna che avrebbe potuto sposare, vedere per sempre al suo fianco. Gli consegna un biglietto autografo per spingere anche i più reticenti a parlare, lasciando intendere di essere lui a volere la verità e nessuno avrebbe osato disobbedirgli.
In un crescendo narrativo emozionante e un susseguirsi di colpi di scena i due commissari cominciano a dubitare sempre di più di trovarsi davanti ad una storia di suicidio quindi cercano di arrivare alla verità, che stavolta significa capire chi ha ucciso Geli e perché.
Alcuni riferiscono di un presunto litigio avvenuto nel pomeriggio tra lo zio e la nipote e viene ritrovata una lettera lasciata a metà nella quale Geli voleva comunicare la sua volontà ad abbandonare la città e recarsi a Vienna, probabilmente con il suo innamorato.
Sauer imparerà a proprie spese che non può fidarsi di nessuno. Niente è come sembra in questo romanzo che trasporta il lettore nella storia attraverso continui ribaltamenti di posizione e continui colpi di scena, con uno stile intenso non privo di ironia che non vi farà staccare gli occhi dalle sue pagine fino alla fine.