L’anatema di Papa Francesco: «Il Signore sta con i migranti e non con quelli che li respingono»

Il Pontefice ha parlato all’udienza generale e ha lodato “chi sta in prima linea” citando le Ong

Parole fortissime sono arrivate da Papa Francesco nell’udienza generale del mercoledì: «Per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto; non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, è lì con loro, soffre con loro, piange e spera con loro. Il Signore è con loro, con i migranti, non con quelli che li respingono».

Parlando quindi delle morti in mare, Francesco ha osservato, parlando “a braccio”: «Pensate a tante tragedie dei migranti, quanti muoiono nel Mediterraneo! Pensate a Lampedusa, a Crotone, quante cose brutte!».

«Le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da attraversamenti di mari e deserti, che per molte, troppe persone, troppe, risultano mortali. Per questo oggi voglio soffermarmi su questo dramma, su questo dolore. Alcune di queste rotte le conosciamo meglio, perché stanno spesso sotto i riflettori; altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno battute».

«Voglio concludere riconoscendo e lodando l’impegno di tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti», ha aggiunto papa Francesco nell’udienza generale. «Questi uomini e donne coraggiosi sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto – ha sottolineato -. E chi non può stare come loro in prima linea, non per questo è escluso da tale lotta di civiltà: ci sono tanti modi di dare il proprio contributo, primo fra tutti la preghiera». Pensando a chi sta “in prima linea” il Papa ha citato Mediterranea Saving Humans, «e tante altre associazioni».«Cari fratelli e sorelle – ha concluso il Pontefice -, uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità».