LAMPEDUSA: “MODELLO INFERNO”. L’AMAREZZA IN UNA LETTERA APERTA
“Ci sarà un limite ai trasferimenti su Lampedusa? A quanto dovrà arrivare il numero dei trasferimenti perché si pensi di trasportare in altri siti quelli successivi? La sensazione, vivendo “l’inferno Lampedusa”, è che il piano del Governo nazionale non preveda un limite massimo. L’isola ha oltre il 50% del territorio dedicato a riserva terrestre e forse il Governo ritiene che si possa tenere una tendopoli, improvvisata dai tunisini, contenente un numero di ospiti infiniti. Adesso si vuole trasportare il modello “inferno Lampedusa” anche a Linosa. Rimarrebbe integro nelle Pelagie solo lo scoglio di Lampione: ma lì per attrezzarlo bisogna spendere soldi e tutto vuole fare questo Governo tranne spendere soldi veri”
La lettera aperta diramata da diversi consiglieri comunali continua: “Tanto la comunità locale è mite ed accogliente, gente di mare che di fronte a chi è in difficoltà in mare non riesce ad assumere una posizione dura. La provincia di Agrigento, alla quale appartengono le Pelagie, buco nero dell’Italia, non ha capacità alcuna di porsi di traverso rispetto ai programmi di devastazione che si stanno portando avanti. Tanto alla fine con qualche spettacolo sulla spiaggia, magari gestito da Roma, si metteranno a tacere questi cafoni meridionali”.
“Visto che ormai la situazione non si vuole gestire in modo adeguato – dichiara il presidente del Consiglio comunale Vincenzo d’Ancona a nome dei consiglieri di maggioranza di Lampedusa, degli assessori Carmelo Ardizzone, Pietro Busetta, Giorgio Lazzara e Gianni Sparma – e che Lampedusa nel pensiero del governo vuole essere la piattaforma logistica del Mediterraneo, non ci resta che affidarci alla Madonna di Porto Salvo, Santa protettrice dell’isola, che non ci ha mai tradito. Non ci sentiamo parte di questo Paese e non ci riconosciamo in esso. Auspichiamo, anche se siamo assolutamente scettici, che il governo finalmente si renda conto delle tragedia umana che gli isolani stanno vivendo”.