“L’acqua del lago non è mai dolce”. Il libro di Giulia Cammito consigliato da Ornella Gulino
SCIACCA. Il romanzo di Giulia Caminito, “L’acqua del lago non è mai dolce”, edito da Bompiani, e che la nostra Ornella Gulino titolare della libreria Ubik di Sciacca (via Licata) ci consiglia come buona lettura, è tra i dodici candidati al prestigioso Premio Strega, un libro duro e appuntito come la sua protagonista, una ragazzina dai capelli dai rossi e una natura selvaggia in antifrasi con il suo nome, Gaia, nome che viene omesso al lettore fino ad un momento culminante sul finire del libro.
E’ un contesto difficile quello in cui cresce, all’ombra di una madre, Antonia, che con la sua forte presenza ingoia tutto e tutti: è lei che lotta per l’assegnazione di un alloggio popolare, lei che porta a casa uno stipendio, lei che regge le fila di questa famiglia, che la tiene unita o che l’annienta, come quando decide che il figlio Mariano non deve più abitare nella sua casa.
Antonia decide poi che la figlia avrebbe continuato a studiare e frequentato il liceo classico nella Roma bene, intravedendo nella figlia una possibilità di riscatto. Per suggellare questo regala alla figlia, abituata a studiare su libri di seconda o terza mano, un dizionario per incoraggiarla a migliorare, a progredire e Gaia, che non ha mai posseduto qualcosa di veramente suo, sente tutta la responsabilità di quel regalo e studia con bramosia e come unica aspirazione nella vita.
Sullo sfondo il lago di Bracciano, i suoi quartieri popolari e gli adolescenti con le loro storie, le loro ribellioni, perversioni e paure. Gaia viene derisa, presa in giro per la sua condizione sociale, perché è una secchiona e subisce in silenzio finché ad un certo punto decide di smettere di subire, di reagire alle offese e costruirsi attorno una corazza impenetrabile a difesa del suo complicato mondo interiore.
Gaia non sente mai veramente di appartenere a quel mondo, intravede la falsità dei rapporti tra le amiche, sperimenta sulla propria pelle il tradimento, la sofferenza e non riesce ad empatizzare, a solidarizzare ma reagisce come una furia violenta che cresce prendendo a morsi la vita.
Mentre scorrono le pagine del romanzo ci si trova a chiedersi quanto la storia abbia del vissuto reale di Giulia Caminito (non potendo ignorare qualche analogia con Gaia tra i dati biografici della giovane autrice) e a questo è la Caminito stessa a rispondere con schiettezza nella nota finale: «Questa non è una biografia, né una autobiografia, né una autofiction, questa è una storia che ha ingoiato frammenti di tante vite per provare a farne una narrazione, il racconto degli anni in cui sono cresciuta, dei dolori che ho solo circumnavigato e di quelli che ho attraversato».
Con una voce schietta, originale e spigolosa Giulia Caminito ci affida un romanzo doloroso come le vicende che racconta che travolge il lettore con la sua potenza narrativa.
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