La tragica situazione di AICA (se non lo fosse, ci sarebbe veramente da ridere)

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Di Filippo Cardinale

Certo se la situazione dell’AICA non fosse tragica ci sarebbe veramente da ridere. In realtà ci sarebbe solo da piangere, dato che la situazione va dritta dritta verso l’implosione, con buona pace di chi oggi contesta le legittime lamentele di alcuni ex consiglieri comunali.

Partiamo dalla affermazione che i precedenti periodi agostani della gestione Girgenti Acque sono stati come questo, e cioè con un sacco di problemi per i cittadini che hanno visto una seria penuria d’acqua nei diversi territori della Città. Se questa vuole essere una giustificazione per i disservizi di AICA diciamo che tutti quelli che si sono espressi in questo senso hanno perso un’occasione per rimanere zitti, come per decenza avrebbero dovuto.

Ma non ci avevano detto che sarebbe cambiato tutto? Che la storica scelta sarebbe stato un fulgido esempio per l’Italia tutta? Che gli scienziati reclutati per dirigere questa società consortile avrebbero affrontato e risolto i problemi? Perché agli ex consiglieri che lo avevano richiesto è stato negato, prima di discutere dello statuto della società pubblica, di conoscere il piano industriale, e cioè quelli che sarebbero stati i costi ed i ricavi della società? Poi come è finita lo sappiamo.

A queste domande avrebbero dovuto rispondere tutti quelli che oggi si affannano a buttarla in sterile ed inutile polemica politica. Noi alcune risposte abbiamo provato a darcele.

Anzitutto la corsa per individuare, con una procedura ad evidenza pubblica palesemente illegittima, quei soggetti che poi sono stati nominati: pochi giorni per fare tutto, meno di quindici, e ci sarebbe anche molto altro e molto di più. Ancora meno per l’individuazione del direttore di AICA. Ci risulta che siano pronti diversi ricorsi amministrativi rispetto a queste nomine ma ci poniamo una domanda: non è che con l’annullamento si fornirebbe una comoda via di uscita dall’impasse nel quale sta precipitando la società consortile? Quasi quasi converrebbe aspettare, se non fosse per la sofferenza che questa situazione produce ai nostri concittadini.

Appena costituita la prima cosa è stata quella di garantirsi la pace sindacale con l’accordo, sulla cui legittimità torneremo a breve nonostante quello che molti sostengono, che ha trasferito trecento e passa dipendenti dalle due società in fallimento all’AICA, senza nessuna analisi sugli effettivi fabbisogni del personale. Addirittura i sindacati hanno assunto la veste di sollecitatori nei confronti dell’utenza, invitando tutti a pagare le bollette, senza spendere una parola sulla qualità dei servizi che gli utenti dovrebbero pagare.

Ancora dopo la processione a Palermo per battere cassa. Ma perché mai si è costituita una società con un capitale così irrisorio? Questi dieci milioni regionali non potevano essere chiesti prima e finalizzati proprio alla possibilità per ciascun Comune socio di sottoscrivere la propria quota di capitale con lo stesso sistema, ossia con il debito quadriennale garantito dai futuri trasferimenti e sempre con legge regionale? Ci sarebbe stata una società con un capitale sociale in grado di sostenere lo start up.

Ma la risposta è semplicissima: per fare questo bisognava avere il piano industriale, proprio quello negato agli ex consiglieri comunali, per fare in modo che la Regione, prima di approvare la legge, potesse valutare la capacità di gestione. Invece si è adottato il sistema inverso.

Risultato? La Regione non darà un euro se prima non ci sarà la dimostrazione della redditività e della conseguente capacità restitutoria. Peccato che già bussano alla porta le retribuzioni del mese di agosto, e poi i contributi e le imposte, per tacere dei fornitori. Ma gli economisti del competente Assessorato regionale cosa fanno? In realtà non c’era tempo, bisognava fare tutto e subito.

Ma per continuare in questa manfrina di “fare presto”, ci sarà qualcuno che si assumerà la responsabilità di saltare qualche passaggio rischiando? Lo vedremo. Intanto vorremmo suggerire ai polemisti sostenitori di questa armata Brancaleone di mantenere il silenzio, di lavorare in silenzio. Almeno questo lo devono ai cittadini di questa disastrata provincia.