LA SOLITUDINE DEL RIVOLUZIONARIO MANCATO
Saro, ovvero il presidente della Regione Rosario Crocetta, è sempre più solo. Gli attacchi arrivano anche dalla maggioranza. Anzi, è la maggioranza a lanciare i missili più devastanti. Il rivoluzionario, la cui rivoluzione si è incartata fino a rimanere solo enunciazione, è stato, di fatto, scaricato dall’Udc, dai renziani, dalla stessa sua creatura, il Megafono, dal Pdr di Totò Cardinale.
Dal suo fortino di palazzo D’Orleans, Crocetta immagina di difendersi “minacciando” di correre da solo in caso di sfiducia. Una minaccia che, sinceramente, fa il solletico. Il suo carisma è precipitato. Anche a Palazzo Chigi la questione Crocetta è considerata ingestibile.
Sembra che il destino di Crocetta sia segnato nel 2016. A Roma stanno valutando di effettuare le elezioni al Comune di Roma e con l’occasione in Sicilia.
E a Sciacca, gli effetti della poca incisività della politica di Crocetta si manifesta in modo esemplare con la vicenda delle Terme. Una vicenda che dipinge in modo straordinariamente perfetto l’inconsistenza della politica del Governo Crocetta. La politica della non politica, la politica della non decisione. Le parole sono belle, ma si disperdono al vento. La politica è fatta di concretezza, elemento che non emerge e non è emerso dalla politica crocettiana. La rivoluzione di Crocetta si è incartata sulle parole, sulla stessa inadeguatezza politica del suo rivoluzionario.