LA “RIMODULAZIONE” CHE SERVIRA’ A NULLA
La maggioranza, senza forse rendersi conto, sta rimediando soluzioni che aprirebbero ancora di più le falle dello scafo.
EDITORIALE
La crisi politica che investe la maggioranza e l’amministrazione Bono si prolunga pericolosamente da molto tempo. Ieri , la maggioranza si è indebolita con il ritiro dell’appoggio all’amministrazione da parte di Sandullo. Dopo Michele Patti e Gioacchino Settecasi, la forza centrifuga non ha smesso la sua azione. Il tutto non ha scalfito il fare del sindaco che non si è mai posto di fronte ad una seria analisi di ciò che gli succede attorno.
Lontano dal pensiero che la forza centrifuga possa scaturire dalla sua incapacità ad assumere la leadership nel corso dello scorrere del tempo, che sta caratterizzando quasi tre quinti della sindacatura, si ritrova oggi ad accogliere la richiesta dell’Api che perimetra di fatto la sua azione amministrativa con l’istituzione di un “gabinetto politico” con il compito di “monitorare (leggi controllare) settimanalmente il risultato del lavoro svolto. Al netto del linguaggio politichese, l’istituzione del “gabinetto politico” significa ricondurre nello stretto ambito politico le scelte che si devono assumere, senza interferenze che possano provenire dall’esterno. L’accoglienza dello staff “ispettivo” da parte del sindaco è la rappresentazione della realtà di un quadro politico che è ormai noto a tutta la città: una maggioranza litigiosa che, inoltre, è implosa, con il capo dell’amministrazione comunale che non riesce, e non ha mai saputo, tenere le redini.
Schiacciato, il sindaco, dal dilemma se azzerare o rimodulare la giunta, egli pare propenso a optare per la rimodulazione. Intanto, l’obiettivo di non toccare nulla e lasciare l’assetto della giunta così per come è adesso, è fortemente spinto dall’Mpa, che ha un’incidenza assai sovradimensionata nelle scelte sia politiche che amministrative. Ma un punto di domanda ci appare indispensabile. A che serve una semplice rimodulazione delle deleghe? Forse il sindaco pensa di sedare i mal di pancia ridistribuendo le deleghe? La rimodulazione delle deleghe non rimuove affatto la vera questione della contesa, della fibrillazione, della tensione continua, della litigiosità. Prendendo in prestito il linguaggio calcistico, è come se un allenatore, per fronteggiare la fragilità della squadra, cambiasse i ruoli degli undici giocatori in campo, anziché ricorrere alla panchina.
Ecco perché siamo fortemente convinti che nulla cambierà rispetto ad una rotta di navigazione che sta portando alla deriva. La maggioranza, senza forse rendersi conto, sta rimediando soluzioni che aprirebbero ancora di più le falle dello scafo. Al di là delle motivazioni profuse dalle forze politiche, che compongono la maggioranza, a sostegno della continuità dell’esperienza amministrativa di Vito Bono, ritornare al voto sarebbe salutare per la città e i saccensi. Noi rimaniamo fortemente convinti che la rimodulazione servirà a nulla. Ci avviamo verso il terzo anno di amministrazione Bono.
Il malcontento della gente è evidente e irreversibile. Lo scorcio di mandato che rimane non presenta, ragionevolmente, la possibilità di concretizzare quei “due-tre punti programmatici” costantemente ripetuti nelle riunioni di maggioranza, e che nessuno ancora sa quali sono. Insomma, non crediamo che ciò che non si è fatto nei primi tre anni, si possa fare negli ultimi due. Anche perché “l’incompatibilità caratteriale e di visione politica ed amministrativa” non sarà rimossa, meno che mai con la semplice rimodulazione delle deleghe.
Filippo Cardinale