LA PROCURA CONTESTA FONDI DI BIRGI A RYANAIR: 15 INDAGATI

La società Airgest, che gestisce l’aeroporto di Birgi, è sotto indagine da parte della Procura di Trapani. L’indagine è condotta dalla Guardia di finanza trapanese e il fascicolo, coordinato dal procuratore Alfredo Morvillo, è affidato al sostituto procuratore Rossana Penna.
Gli inquirenti indagano per malversazione di fondi pubblici, con riferimento al “comarketing” che ha permesso la permanenza di Ryanair tra i vettori operanti all’aeroporto di Birgi.
La Procura di Trapani ha notificato 15 avvisi di garanzia a professionisti che hanno ricoperto dei ruoli degli ultimi tre Consigli di Amministrazione.
I magistrati inquirenti ipotizzano anche il reato di falso in bilancio per il mancato pagamento della tassa addizionale comunale spettante sui diritti d’imbarco dei passeggeri. Tra i destinatari dell’avviso di garanzia ci sono i manager Franco Giudice, Salvatore Castiglione, Salvatore Ombra, nonché Paolo Angius, attuale amministratore delegato dell’Airgest.
L’inchiesta sui vertici dell’Airgest è partita in seguito ad un esposto di alcuni esponenti del Movimento 5Stelle. Sotto le lenti degli inquirenti, il periodo che va dal 2010 al 2016 e principalmente i rapporti tra la società di gestione dell’aeroporto di Birgi e Ryanair. In modo particolare, le indagini si concentrano sull’accordo di co-marketing siglato nel gennaio 2014 tra Airgest, ventiquattro Comuni del Trapanese e il vettore irlandese: un accordo triennale per complessivi 7 milioni di euro.
Secondo la procura “a fronte di costanti perdite d’esercizio subite, capitalizzavano detti costi (riferiti al co-marketing, ndr) tra le immobilizzazioni immateriali alla voce “costi di ricerca, sviluppo e pubblicità”. In questa maniera la società “concorreva a determinare il risultato di esercizio per la sola quota del 20 per cento annuo anzichè per l’intero”. Poi c’è il mancato versamento della tassa addizionale comunale, un’imposta riferita “ai diritti d’imbarco dei passeggeri degli aeromobili” che avrebbe “generato improprie disponibilità finanziarie all’Airgest per sopperire alle difficoltà strutturali della società stessa”.

Tra gli indagati c’è Paolo Angius, presidente di Airgest, che è stato consigliere di amministrazione da agosto 2006 ad agosto 2007 e vicepresidente vicario dal 13 gennaio al 27 marzo 2012.

“Parlerò con Musumeci e decideremo insieme il da farsi”, dice Angius che dal febbraio dello scorso anno è stato nominato ai vertici della società di gestione aeroportuale. “L’indagine riguarda un tema di interpretazione tecnica – continua – gli interventi dell’Airgest con Ryanair erano di puro marketing e fino al 2015 venivano ripartiti nel quinquennio. Nel 2016 ci fu il cambio della normativa e da quel momento l’intero costo iniziò a gravare su un unico bilancio”.

Al momento il 99,93 per cento delle quote Airgest è detenuto dalla Regione siciliana, ma nel periodo contestato dalla procura il 49 per cento della società era di proprietà di alcune società private, mentre il 51 per cento era in capo alla Regione. “Ovviamente – conclude Angius – nel tempo abbiamo concordato tutte le scelte con i soci privati e con i soci pubblici”.


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