LA MORTE DI IGNAZIO MARINO ALLE TERME: ASSOLTI GIARRATANO, ODDO E LICATA

La Peugeot 206 del giovane saccense, dopo aver sfondato la ringhiera, precipitò dal costone delle terme. L’auto investì un segnale stradale non in regola con le norme e perse l’aderenza.

Assolti, perché il fatto non sussiste, i tre dipendenti comunali accusati di omicidio colposo per la morte del giovane Ignazio Marino, precipitato con la sua autovettura da Cammordino dopo aver urtato un segnale stradale di divieto di sosta non in regola con le norme del codice stradale. Il giudice monocratico Cinzia Alcamo ha letto il dispositivo alle 9 di sera.

Stefano Giarratano, 66 anni, commissario di Polizia Municipale, Fabrizio Oddo, 34 anni vigile urbano, e Aurelio Licata, 66 anni operaio comunale – rispettivamente difesi dagli avvocati Maurizio Gaudio, Francesco Messina (Foro di Marsala), Giovanni Vaccaro- non sono stati considerati responsabili per la collocazione del segnale stradale posto al centro della via Agatocle, di fronte lo stabilimento termale.

Il tragico incidente, nel quale perse la vita il giovane Ignazio Marino, accadde nella notte tra il 15 e il 16 agosto del 2006. La perizia ha anche accertato la velocità dell’autovettura al momento dell’impatto con il segnale stradale, tra i 70 e i 90 chilometri orari. In verità, sulla via Agatocle erano stati collocati diversi segnali di divieto di sosta, tutti fatti “artigianalmente, ricavati, cioè, da un cerchione di auto riempito di cemento nel cui centro era stato collocato il palo il ferro reggente il divieto di sosta. L’autovettura sarebbe sbandata in curva, poi avrebbe preso il segnale stradale che avrebbe fatto mancare l’aderenza dell’autovettura. L’auto di Ignazio Marino sfondò la ringhiera che delimita il burrone dal marciapiedi della via Agatocle e finì la sua corsa dopo un volo di oltre cento metri. Per il giovane la morte fu immediata. Il pubblico ministero, Alessandro Moffa, aveva chiesto 18 mesi di reclusione per i tre imputati.

Ignazio Marino, aveva appena 23 anni. Era impiegato presso un oleificio del luogo ed era figlio di un vigile. Quando fu estratto dalle lamiere contorte della Peugeot 206 indossava ancora la cintura di sicurezza. Nello stesso luogo, due anni prima, erano morti due ventenni con modalità identiche.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(Foto del Corriere di Sciacca)

Archivio Notizie Corriere di Sciacca