LA MAFIA HA DANNEGGIATO LA PROVINCIA DI AGRIGENTO: STORICA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Storica pronuncia della Cassazione di alto profilo politico e sociale nella diffusione della cultura di legalità intrapresa dal Comune di Agrigento. La Corte, nel condannare in via definitiva sette esponenti di spicco di Cosa Nostra agrigentina, ha riconosciuto il danno subito dal Comune di Agrigento, che si era costituito parte civile con il patrocinio dell’avvocato Francesco Gibilaro, per tutelare i propri diritti e quelli di tutti i cittadini. Ieri infatti, la Suprema Corte, nel rigettare o nel dichiarare inammissibili i ricorsi proposti dai difensori degli imputati del processo scaturito dall’operazione “Camaleonte”, ha sancito il diritto del Comune di ottenere il risarcimento del danno patito sia dallo stesso Comune, in proprio, sia in quanto rappresentante di ciascun cittadino agrigentino. La Cassazione ha riconosciuto che l’attività criminale di Cosa Nostra ha avuto la conseguenza di estromettere, ovvero di marginalizzare, la vita sociale ed economica di tutte quelle attività sane e legali presenti nel territorio, come anche impedire che nuove attività, proposte da imprenditori “esterni”, potessero insediarsi e svilupparsi nel territorio di Agrigento. Ciò con evidenti e conseguenti ricadute drammatiche sull’economia fortemente depressa del nostro territorio naturalmente votato – per i preziosissimi beni naturali paesistici ed archeologici – alla attività turistica e al richiamo degli investimenti connessi. In questo senso è stata riconosciuta, sia al Comune di Agrigento che ai suoi cittadini la sussistenza di un danno esistenziale, poiché la condotta illecita dei condannati ha inciso, comprimendo e sviando, non solo gli stessi interessi pubblici tutelati dalla costituzione, ma ha anche il danno al comune in quanto tale leso nella sua immagine, credibilità e prestigio. Per tanto complessivamente, nei processi in cui si è divisa l’operazione “Camaleonte” il Comune ha già ottenuto una provvisionale di quasi 100.000 euro, su un danno richiesto di 2.500.000 euro che andrà liquidato in sede civile.

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