LA LOTTA DI EMILIO CASALINI CONTRO “LA BELLEZZA SFREGIATA NELL’IMPUNITÀ” DEL NOSTRO TERRITORIO
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Il giornalista della Rai e scrittore Emilio Casalini è impegnato in una attività di valorizzazione ( Cantieri di narrazione identitaria) delle bellezze della nostra Sicilia, della nostra provincia maledettamente posta all’ultimo posto della classifica nazionale per la qualità della vita. Eppure, è una provincia ricca di gioielli, dalla natura alla storia, dai paesaggi all’arte, dai monumenti all’enogastronomia. Una miniera inesauribile e non comune che sente fortemente la necessità di essere narrata in modo diverso, non certo con l’insufficienza di cui siamo tutti testimoni, turisti compresi che rimangono sbalorditi di fronte alle nostre bellezze, ma sconcertati per lo stato in cui versano, per il modo di non essere raccontate. Un crimine che uccide “la narrazione identitaria” che ci appartiene, che appartiene al mondo intero.
L’attività di divulgazione di Emilio Casalini è piena di passione, amore, il suo cuore pulsa di emozioni nel visitare i nostri luoghi fantastici. Ma nel contempo sussulta di rabbia nel vedere l’incuria e la negligenza nella gestione dei “gioielli”. E la sua missione divulgativa è rivolta ai giovani, agli studenti. Una missione che ha lo scopo di scuotere l’apatia, la non speranza, la sensazione che non c’è futuro, la certezza che bisogna andare via.
Le sue emozioni miste alla rabbia lievitano al cospetto (ma è solo un luogo esemplificativo) di Eraclea Minoa, a sud della Sicilia, “un luogo che toglie il fiato. Nel bene e nel male”, scrive Emilio. “C’è un teatro greco del IV a.C. che si staglia sul mare e fa venire i brividi pensare a quello che poteva essere assistere ad una tragedia o una commedia con la luna che illuminava le acque. Ma oggi i brividi vengono per quello che abbiamo fatto negli ultimi decenni a partire da una schifosa copertura che impedisce la vista del teatro, cade a pezzi perché marcia, e i pochi visitatori non possono nemmeno avvicinarsi. I cartelli sono marci con uguale putrida coerenza e ovviamente non si capisce nulla. Quelli nuovi, messi da un paio d’anni sono già scoloriti ma sopratutto non c’entrano una fava perché spiegano le cose da vedere nella provincia di Agrigento. Sembra quasi che siano stati utilizzati pannelli destinati ad altro. Strano appalto di riqualificazione….Intorno tutto è degrado e abbandono e le lamiere accatastate rendono il tempio una discarica”.
Si coglie agevolmente che in Emilio “la rabbia sale e gonfia la carotide. Chi ha fatto questo scempio e chi lo ha permesso? Come facciamo a parlare di rilancio del turismo se siamo indegni perfino di conservare meraviglie assolute? Alzi lo sguardo, il mare si riempie di pioggia e sole rendendo il verde bello come un profumo. E la rabbia si trasforma in dolore. Per questa bellezza profanata”.
Un cuore che pulsa, quello di Emilio, ma che, nel contempo, pompa quella pietas di chi ama la bellezza, i doni della natura, i regali degli avi. “Vi chiediamo scusa, cari antenati che avete creduto in noi. Non ne siamo stati degni. Speriamo lo siano i nostri figli. E voi, cari dei dell’Olimpo, che su questa cavea infinite volte siete stati invocati, maledite tutti coloro che hanno permesso questo senza muovere un dito ma riempiendosi la pancia. Saranno impuniti per la nostra giustizia mi auguro non per quella eterna”.
Caro Emilio, come non far scorrere le lacrime dai nostri occhi nel condividere la tua rabbia! E’ la tua missione che ci sveglia da un tepore che ci ha preso radicalmente tanto da renderci complici e inermi nel contempo, come una amara condanna di rassegnazione verso la quale non ci sono più forze, né volontà, per combattere, per vincere la cappa asfissiante di una classe politica e dirigente che non vede oltre il proprio naso.
(Foto di Emilio Casalini)