LA LEZIONE DI GOOGLE, ELEMENTARE MA SIGNIFICATIVA
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Finita la festa, è il tempo delle riflessioni. Non delle chiacchiere da cortile scoppiate sui social network, molte delle quali cadute nel burrone delle indecenze. Cosa è successo? Nulla di eccezionale, al di là degli illustri ospiti.
E’ successo che altri, provenendo da fuori, hanno valorizzato ciò che noi disprezziamo, trascuriamo. Gli “stranieri”, sono sempre loro ad apprezzare ciò che il nostro territorio offre, hanno semplicemente reso bello dando risalto alle tradizioni. Quelle tradizioni che noi abbiamo messo in soffitta, nel dimenticatoio, timorosi di un passato diventato fuori moda. Quel passato, invece, che altri ci invidiano e apprezzano. Vanno proprio alla ricerca delle tradizioni che, certamente, non si trovano più nelle grandi città, nelle società che si sono immerse nelle tecnologie esasperandone i livelli.
Hanno scelto la piazza Angelo Scandaliato. Hanno scelto la piazza che fino a pochi anni fa era il centro di aggregazione dei saccensi. Era il cuore della città. Il cuore che pulsava ma che, nel contempo, attirava i saccensi. Una piazza sulla quale si conversava, avvenivano incontri. Lo staff di Google ha visto bene. Non c’era nulla da cambiare rispetto a quanto offre “il salotto buono” della Città. L’hanno abbellita con accessori che fanno parte della nostra tradizione e che abbiamo, stupidamente, messo da parte. Hanno creato l’atmosfera “di festa paesana”, con luminarie, simboli della cultura e della tradizione siciliana. Dalla ceramica, al carretto siciliano, dalle giare alla bancarelle in legno dai colori propri della Sicilia e usati sui carretti siciliani. La Sicilia è colore, vivacità, e loro l’hanno capito.
La Sicilia è tradizioni, e loro l’hanno capito. A tutti è piaciuta la coreografia della piazza Scandaliato. Ma non c’era nulla di più rispetto alle cose di una volta. La gente si aspettava divani di pelle finissima. Invece, sono state usate le tovaglie di una volta, quelle che le nostre nonne usavano nel focolaio domestico. I tavoli in legno con la forma tipica di quelli di una volta. Ai ricchi ospiti è piaciuto tanto poiché vanno alla ricerca di “cose di una volta”.
In piazza Scandaliato non c’erano tecnologie, né app per cercare stupidi pupazzetti che costringono tantissimi giovani a girare per la città come zombi. Hanno curato il verde delle aiuole che noi disprezziamo camminandoci su e consentendo ai cani al guinzaglio di far fare pipì e pupù. Hanno risaltato i secolari alberi di ficus illuminandoli dal basso. Insomma, hanno fatto cose terrestri e non da marziani.
La semplicità è stata la stella polare che ha guidato la coreografia della piazza. Noi, invece, negli anni siamo riusciti a isolare la piazza Scandaliato. Farla diventare periferia, spostando altrove la possibilità di aggregazione, specie tra giovani che non socializzano più conversando, ma bevendo e ascoltando musica fino all’alba rompendo i timpani ai residenti. Abbiamo consentito il posizionamento di bancarelle di extracomunitari fatte di tubi d’acqua, abbiamo consentito l’uso di orribili gazebo.
Abbiamo spazzato via, in sostanza, ciò che è la nostra tradizione. Abbiamo fatto in modo che la piazza diventasse sempre più un deserto. Anziché valorizzare le nostre tradizioni, la nostra cultura, abbiamo consentito la cancellazione della nostra storia, dei nostri valori. Abbiamo un centro storico riqualificato ma male valorizzato.
Anziché riempire le piazze Scandaliato, Duomo, Farina, i vicoli, con iniziative che valorizzassero le nostre tradizioni, abbiamo consentito l’uso smodato di decibel. Insomma, il turismo è inteso come bordello.
La lezione di Google deve servire essenzialmente a farci aprire gli occhi per apprezzare e valorizzare quello che è sotto i nostri occhi. Dotare le spiagge di servizi, rendere costantemente pulita la città, senza aspettare che le erbacce arrivino fino a 2 metri di altezza. Offrire servizi, servizi e servizi.
E’ necessario fare il salto di qualità, puntando su quello che abbiamo, ma rendendolo più bello. L’estate che è iniziata è strana. Se è vero che i turisti ci sono, è anche vero che nel centro storico fino ad oggi c’è pochissima gente. Pochi saccensi che, magari, si sono lamentati dell’occupazione della piazza per l’evento di Google, ma che non la frequentano o la snobbano, o, peggio ancora, la deturpano e la disprezzano.
La stessa piazza Scandaliato è apparsa deserta fino ad oggi. La stessa piazza che è in preda anche a parcheggi selvaggi, o autovetture che non dovrebbero proprio starci.
Prendiamo esempio, basta poco. Basta dare il giusto decoro alle bellezze che abbiamo. Pensiamo che la stagione di punta per la nostra economia è l’estate. Puntiamo a essere pronti a cominciare da aprile con servizi efficienti. Non aspettiamo luglio per pulire le spiagge. Non aspettiamo eventi speciali per pulire la città. E soprattutto, si facciano rispettare le regole, anche quelle del buon vivere, assicurando a tutti il giusto rispetto delle proprie esigenze.
E’ necessario un cambio di rotta da parte di tutti. Iniziando a comprendere che la cosa pubblica è di tutti noi e va rispettata, non deturpata. Che ognuno di noi faccia la sua parte. Ma soprattutto, che la politica tragga insegnamento di cosa significhi veramente fare turismo.