La Consulta di Aica legge i documenti e scopre un “rosario” di criticità e inadempienze

AGRIGENTO- Una relazione lunga nove pagine in cui la Consulta dell’Aica, presieduta da Alvise Gangarossa, scrive la diagnosi del gestore idrico della nostra provincia. Una relazione frutto della documentazione ottenuta dalla Consulta, richiesta tramite istanza di accesso agli atti – interventi necessari e urgenti. In verità, non tutti i documenti richiesti sono stati forniti, ma appare chiaro, abbastanza, la situazione dell’Aica che molti sindaci o non conoscono, o fanno finta di non conoscere.

La Consulta di AICA ha richiesto gli atti riguardanti il Piano Programma; il Piano degli investimenti; i provvedimenti adottati o da adottare per ri-equilibrare il conto economico aziendale, oggi in sofferenza; la motivazione circostanziata dell’impasse sulla nomina del Direttore Generale e relativi provvedimenti da attuare in tal senso; la relazione del Direttore Generale sul proprio operato con l’indicazione degli strumenti attivati per le criticità riscontrate.

In data 26 ottobre è stata riscontrata l’istanza della Consulta con l’invio del Bilancio d’esercizio al 31/12/2021, del Piano Programma del 11/01/2022 e del verbale del C.D.A. del 24/06/2022 relativo all’attribuzione delle funzioni di Direttore generale all’ing. Fiorino.
Con ulteriore nota prot. n. 0061824-2022 del 31/10/2022, la Consulta rileva l’assenza di parte della documentazione ottenuta a seguito dell’accesso agli atti e ne reitera la richiesta entro i termini di legge. “Richiesta mai riscontrata dal C.D.A”.

In primis, la Consulta “stigmatizza il mancato riscontro dell’ultima istanza che non consente la rappresentazione di un quadro chiaro ed esaustivo della condizione aziendale e limita fortemente il principio di trasparenza a cui un’azienda pubblica dovrebbe conformarsi”.

Tuttavia la parziale documentazione ricevuta consente alla Consulta di individuare una serie di criticità alle quali dover porre rimedio con urgenza, “posto che il permanere delle condizioni di sofferenza e l’assenza di adeguate iniziative volte a fronteggiarle, pongono il Gestore del servizio idrico integrato nella condizione di non poter garantire l’economicità, l’efficacia e l’efficienza del servizio, con il rischio di future ri-privatizzazione (Legge 05/08/2022, n. 118)”.

Sintesi delle risultanze del bilancio aziendale al 31-12-2021. Nella relazione della Consulta si riporta che “il Collegio dei Revisori dei Conti nella relazione ha rilevato «l’inadeguatezza dei metodi, delle procedure e degli strumenti adottati nello svolgimento dell’attività per garantire il rispetto della legge e dello statuto», invitando «l’organo amministrativo ad adottare le opportune azioni correttive» ivi indicate, tra le quali la «predisposizione del Regolamento di contabilità» e la «pubblicazione degli atti nel rispetto della normativa in materia di trasparenza».
Ha inoltre accertato che «la struttura organizzativa e le procedure interne non risultano idonee a garantire la conformità alle norme di legge ed a rilevare tempestivamente gli indicatori della crisi dell’impresa e la perdita della continuità aziendale», riferendo altresì delle «difficoltà nell’accertare la correttezza degli adempimenti posti in essere dagli organi amministrativi in esecuzione delle delibere degli organi sociali» ed evidenziando la «carente informativa circa la pianificazione economica e finanziaria relativa ad iniziative rilevanti sia per novità che per dimensione».
Il sistema di controllo interno, inoltre risulta «inadeguato in quanto non permette la chiara e precisa indicazione dei principali fattori di rischio aziendale e non ne consente il costante monitoraggio e la corretta gestione» mentre «L’ assenza di organi preposti allo svolgimento ditale ruolo non consente la prevenzione di non conformità significative rispetto alla legge».

Il bilancio al 31/12/2021 si chiude con una perdita pari ad € 1.302.697. Vanno aggiunte le seguenti criticità:  “mancato apporto collaborativo dei Comuni soci nell’agevolare il corretto svolgimento delle attività del Gestore, quali la mancata o incompleta ricognizione delle utenze soprattutto in relazione a quelle gestite dal Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti e dal Voltano S.p.A.; il mancato pagamento di utenze comunali per complessivi € 800.000; il peso di alcune voci di bilancio quali l’acquisto dal fornitore d’acqua all’ingrosso Siciliacque (fatture emesse e scadute per circa € 4,2 mm); aumento del costo dell’energia elettrica, indicato come fattore determinante della negatività registrata nella rendicontazione dei primi 5 mesi”.

Piano-programma.  A pag. 10 si prevede la concessione a 9 Comuni non salvaguardati di una finestra temporale per la cessione di reti e impianti in favore del Gestore Aica; “tale previsione è da ritenere illegittima perché non vi è una norma che lo consente; ciò dicasi anche con riferimento all’altra affermazione secondo cui rimarrebbero esclusi dal perimetro di Aica 8 Comuni salvaguardati”, chiosa la Consulta.

Per la Consulta, “non è stato svolto alcun accertamento dell’esistenza dei requisiti al riguardo prescritti (art. 147, comma 2-bis, cit.; v. nota interpretativa del Ministero dell’Ambiente prot. n. 0007069 del 18/04/2016), non essendo sufficiente la mera “presa d’atto” dell’avvenuta produzione, da parte dei citati Comuni, di una «documentazione finalizzata a dimostrare il possesso dei requisiti di salvaguardia richiesti dal D.lgs 152/2006″.

Secondo la Consulta, “ad oggi non risulta che gli stessi Comuni siano in possesso dei requisiti previsti in termini di istallazione dei contatori idrometrici, di adeguamento tariffario, di certezze sui dati qualitativi del servizio, di tutela del corpo idrico, di adeguamento degli standard depurativi, come fra l’altro si rileva dal Piano d’Ambito del 29/12/2020 (pagg. 172-173). Prova ne sia l’adozione del successivo Piano di Convergenza, al quale i Comuni salvaguardati devono allinearsi per ottenere ex-post i requisiti che avrebbero dovuto avere già all’atto della verifica, mai avvenuta”.

A pag. 12 si indicano poi i Comuni non “salvaguardati” che dovrebbero essere già entrati in Aica, alcuni dei quali, ritardano nella cessione degli asset. I Comuni “ritardatari” sono Aragona, Sanbuca di Sicilia. Palma di Montechiaro. Camastra e Santa Elisabetta. I Comuni di Aragona, Sanbuca di Sicilia e Santa Elisabetta hanno comunicato l’effettivo subentro del gestore unico a far data dal i gennaio 2023, con oltre 12 mesi di ritardo e relativo danno economico per il Gestore.

La Consulta rileva un numero intollerabile di utenze a forfait (23.297 su un totale di 158.706) per la sostenibilità delle casse di Aica;
Da pag. 40 a pag. 51 vengono affrontate le modalità di finanziamento dei programmi di investimento. “Escludendo dall’analisi tutti gli interventi previsti del Commissario Straordinario per la depurazione, si rileva come non vi siano certezze di approvazione degli interventi PNRR sul settore fognario proposto dalla Regione Sicilia in data 01-07-2021 e 08-09-2021 per un importo totale di € 60.386.938, con il rischio concreto di ritiro delle somme stanziate per il mancato rispetto dei requisiti di accesso a tali fondi, tra i quali, non avere l’Ambito unico con Gestore unico. Per quanto attiene ai progetti finanziati da P.O. FESR e REACT EU, si noti come i progetti siano allo stato soltanto “preliminari” (in 10 casi su 15) e, con ogni probabilità, gli importi richiesti saranno da ricalcolare alla luce delle recenti rivalutazioni dei prezzari. Il cronoprogramma finanziario mostra, già oggi, un grave ritardo nell’assegnazione dei fondi. È quindi evidente la carenza di impegno e la relativa responsabilità sia dell’ATI che del Gestore”.

A pag. 63 viene riportata la tabella relativa al «bilancio 2021 e previsionale 2022-2024». “I dati dei bilanci previsionali per gli anni 2022, 2023, 2024 riportate nel Piano-programma (gennaio 2022), sono estremamente discordanti con i dati previsionali dei bilanci dei medesimi anni riportati nel Piano d’Ambito, redatto pochi mesi prima (dicembre 2020), ed entrambi lontani dai risultati effettivi che si stanno realizzando a consuntivo, visto il bilancio chiuso al 31/12/2021″.

In particolare, “l’andamento per i bilanci a consuntivo si attesterà, con ogni probabilità, a valori maggiori riguardo ai costi di fornitura idrica, ai servizi di terzi, ai costi per il personale dipendente, mentre si ritiene che non potrà essere accantonato fra i costi il valore dell’ammortamento dei beni strumentali, quali i macchinari, gli impianti e le attrezzature, che costituirebbe una quota di cashflow (flusso di cassa) per sostituire i medesimi beni o per procedere al loro acquisto in ampliamento, approntando la necessaria attività di investimenti in tali beni funzionali all’esercizio dell’attività di Aica”.

Per la Consulta, “si può dedurre che dalla gestione economica possano determinarsi delle perdite contabili d’esercizio annuali con effetti sulla struttura patrimoniale e con aggravio di debiti, oltre che un mancato sviluppo in termini di impianti/macchinari/attrezzature e il conseguente depauperamento dei beni esistenti con relativa perdita patrimoniale”.

Mancato ricorso ai fondi previsti dal PNRR – Assenza di iniziative progettuali sia da parte della struttura tecnica dell’A TI e che da parte di AICA. “Non vi sono iniziative progettuali da parte di ATI e di Aica per sfruttare i fondi provenienti dal PNRR.
Il REACT- EU non è una nuova fonte di finanziamenti, ma un’integrazione delle dotazioni del Fondo Europeo di sviluppo Regionale e del Fondo Sociale europeo per il periodo 2014-2020″. La Consulta reputa “sia grave che ne ATI, ne Aica abbiano promosso iniziative volte a elaborare progetti da far finanziare con il PNRR, né si rileva l’impiego di mezzi propri che potrebbero generarsi da un’efficiente gestione. Cosa ancor più grave laddove si considerino le condizioni economiche nelle quali versa il Gestore, la percentuale di perdite idriche presenti nel territorio (dal Piano d’ambito a pagina 71 la media è del 59%, con punte di oltre 1’82%, fonte Piano programma 2021-2024), per non parlare dello stato della depurazione ben descritto dalla recente relazione della commissione parlamentare antimafia, che su Agrigento riferisce: «Una situazione di assoluta inefficienza sfociata in una generalizzata violazione della normativa penale» in un «contesto caratterizzato da inadempienze, omissioni, sciatteria gestionale di cui la situazione agrigentina è forse uno dei migliori esempi».

Altre criticità rilevate. “In relazione all’aumento dell’energia elettrica, vengono annunciati l’installazione di impianti fotovoltaici e progetti per l’utilizzo del biogas proveniente dalla digestione anaerobica del trattamento dei fanghi da depurazione, ma al di là degli annunci non è stata fornita alla Consulta alcuna documentazione a supporto ditali mere asserzioni”.

Ad oggi la Consulta “non ha contezza di come il Gestore ha affrontato e in che misura superato, criticità quali il mancato contrasto all’abusivismo e il furto d’acqua, che la Gestione commissariale aveva intrapreso con efficacia”.

La Consulta fa presente che “essendo in presenza di una gestione aziendale in difficoltà per le carenze prima descritte, la funzione del prestito di 10 milioni si configura come mero soccorso finanziario, per disporre di risorse finanziarie che altrimenti dovrebbero generarsi dalla gestione efficiente, da cui generare flussi finanziari propri e non “esterni”.

“Considerato che l’azienda rileva delle perdite economiche (Bilancio 202 1) e con esse la corrispondente carenza di liquidità, la funzione del prestito in questione andrebbe a sopperirne impropriamente gli effetti, contemporaneamente si manifesta l’impossibilità di generare quei flussi che dovrebbero nel tempo permettere il rimborso di detto prestito pro-quota ai Comuni, che a loro volta lo rimborserebbero alla Regione Sicilia”.

Filippo Cardinale

Per agevolare la completa lettura di quanto rilevato dalla Consulta, pubblichiamo la relazione integralmente: Consulta Aica relazione sulla gestione