INGEGNERI AGRIGENTINI: “IL VIADOTTO AKRAGAS VA MANUTENUTO E NON DEMOLITO”
“Il viadotto crollato di Genova con quello agrigentino hanno in comune unicamente il genio dell’ingegnere Riccardo Morandi. Sono strutture realizzate con schemi statici differenti che probabilmente risentono però di problemi similari: l’invecchiamento e una insufficiente manutenzione”. Ad affermarlo è l’Ordine degli Ingegneri di Agrigento. Il tema del viadotto Akragas 1 è stato oggetto di un approfondimento che riguarda l’importante viadotto di collegamento con Agrigento. “Si possono condividere le osservazioni di merito circa lo stato di conservazione del manufatto, al netto di alcune pseudo verità scientifiche, dall’altro non si possono condividere facili conclusioni circa l’inutilità o le precarietà dell’opera”.
Per gli ingnegneri agrigentini, “l’ipotesi di demolizione avanzata da taluni, ad oggi non ci sembra sia fondata su basi razionali e su adeguate considerazioni tecniche, economiche e sociali, per non parlare delle valutazioni sul valore anche culturale dell’opera”. L’Ordine degli Ingegneri di Agrigento pone alcuni interrogativi: “si sono adeguatamente valutate le conseguenze di una demolizione in termini di costo di demolizione, di smaltimento dei materiali e dell’impatto dello stesso sul territorio? Si sono stimati i costi di costruzione di una strada alternativa e della reale e concreta possibilità di realizzazione, tenuto conto dei vincoli gravanti sull’area? Si è valutato l’impatto in termini di qualità dei collegamenti sulla popolazione che un eventuale eliminazione del viadotto produrrebbe?”
Ma qual è l’obiettivo dell’attenzione al viadotto Akragas 1 da parte degli ingnegneri agrigentini? Certamente quello di offrire un contributo al dibattito aperto sul futuro dei viadotti Akragas, ma lo vuole fare “sulla scorta di valutazioni tecnicamente rigorose, che coinvolgano certamente aspetti inerenti la sicurezza statica, la pubblica incolumità ma che non prescindano da valutazioni di carattere strategico, culturale, economico e sociale, ritenendo che solo una sintesi di questi aspetti potrà condurre ad una soluzione condivisa”.
Il viadotto akragas è insostituibile, affermano gli ingenegneri, “non esistendo alcuna concreta ipotesi alternativa. Il rischio che si intravede nell’immediato è che l’opera rimanga chiusa a tempo indeterminato, abbandonata a sé stessa, facendo ripiombare la viabilità cittadina e provinciale ad oltre 50 anni fa, ma con i flussi di traffico di oggi”. Dunque, per l’Ordine degli Ingegneri, è necessario consigliare alla politica “di fermarsi a riflettere se la pericolosa china che sembra abbia frettolosamente intrapreso sia realmente ciò di cui il territorio abbia bisogno”.
Il messaggio che proviene dalla riunione dei professionisti è chiaro. Gli ingegneri “non sono pregiudizialmente contrari ad una ipotesi di demolizione se le condizioni di sicurezza del ponte non potranno essere garantite ai cittadini”, ma ad oggi “non vi è alcuno studio che vada in questa direzione. Anzi, ribadiamo che l’esistenza di una progettualità esecutiva di recupero realizzata da Anas testimonia il contrario”.
Circa la questione relativa all’impatto ambientale, l’Ordine degli Ingegneri di Agrigento sostiene che “ogni infrastruttura impatta sul territorio, seppure in diverso modo, e che pur non essendovi la sensibilità al tema che oggi noi possediamo rispetto all’epoca di realizzazione dei viadotti, questo si caratterizza per un utilizzo essenziale delle forme strutturali non solo rispetto ai viadotti attuali ma anche a quelli coevi alla realizzazione dell’opera, distinguendosi da queste per il minore impatto ambientale e paesaggistico, segno ulteriore del genio del Morandi e di una sua precisa scelta in questa direzione. Il tutto in un’area di sicuro valore archeologico, ma nella quale insistono civili abitazioni e opere pubbliche”.