Indagini nel 2014: rete gas agrigentino pericolosa
“Il 76% delle tratte di rete indagate deve essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento“: così gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas scrivevano nel 2014 dopo aver controllato, attraverso un pool di tecnici, la rete del metano gestita dalla società. I controlli avevano riguardato mezza Italia e anche gli impianti dell’agrigentino.
Da accertamenti a campione erano emerse gravi situazioni di rischio ad esempio ad Agrigento città. La relazione degli amministratori sarà acquista dagli investigatori che indagano sulla fuga di gas di Ravanusa.
E cinque giorni prima della strage di Ravanusa c’è stato un intervento di manutenzione ordinaria sull’impianto della rete di metano che non aveva evidenziato alcuna criticità. E’ quanto hanno accertato i carabinieri che ora dovranno acquisire il verbale d’intervento per verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo e se sia stato fatto a regola d’arte.
Nelle prossime ore gli investigatori acquisiranno il verbale di quel controllo e sentiranno chi lo ha effettuato per conto di Italgas. Per tutta la giornata di ieri sono invece stati ascoltati decine di abitanti della zona e anche i tecnici per cercare riscontri alla voce, sostenuta anche da un consigliere comunale, in base alla quale nei giorni scorsi si sarebbe sentito un odore di gas proprio nella zona in cui poi c’è stata l’esplosione. “Allo stato – ha però ribadirò il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento Vittorio Stingo – nessuno ha confermato l’ipotesi di un odore di gas nei giorni scorsi. Non ci sono state segnalazioni né a noi né all’Italgas né all’amministrazione comunale. In ogni caso continueremo a fare tutti gli accertamenti necessari per verificare questa voce”. Quanto alle cause che hanno provocato l’accumulo di gas nel sottosuolo, il colonnello ha sottolineato che al momento non è possibile stabilirle. “Potrebbe essere stata una frana, questa è una zona con una elevata fragilità idrogeologica, ma non è escluso neanche che ci possa essere una cavità sotterranea naturale. Non lo sappiamo ancora, lo potremo verificare quando saranno rimosse le macerie”.
“Sarà un’indagine che condurremmo sotto il coordinamento della Procura di Agrigento con la massima scrupolosità e rapidità possibili, per garantire tutte le risposte che i cittadini si attendono” ha garantito il comandante Stingo. Il colonnello ha poi ribadito che appena si concluderà la ricerca dei dispersi, l’area verrà messa sotto sequestro e inizieranno gli accertamenti per capire le cause che hanno provocato la fuga di gas. (ANSA)