INDAGINI GIRGENTI ACQUE, ECCO COME NASCE. IL CASO DEL PREFETTO AL CDM
Le indagini sul “sistema Girgenti Acque”, nasce tempo fa e la Procura della Repubblica di Agrigento ha avuto l’esigenza di continuare il periodo investigativo notificando agli indagati la proroga.
La notizia di ieri, ma già si parlava da tempo sul sistema di “assumificio”, termine elaborato dal precedente procuratore della Repubblica di Agrigento, ha provocato un terremoto, soprattutto per i nomi coinvolti, da politici al Prefetto di Agrigento, da avvocati a giornalisti (tre e tutti di Agrigento, Alfono Bugea del Giornale di Sicilia, i fratelli Franco e Lelio Castaldo) a investigatori (cinque carabinieri del Norm).
Secondo gli inquirenti, il sistema si sarebbe basato su tangenti e assunzioni per tutelare il buon nome antimafia dell’azienda idrica, ma anche delle società satelliti che avevano bisogno di evitare le interdittive, in cui un ruolo chiave è giocato dalla prefettura.
LE IPOTESI ACCUSATORIE. Gli inquirenti seguono la pista dell’associazione per delinquere, riciclaggio, corruzione, false comunicazioni sociali, truffa. Sono questi i reati ipotizzati nei confronti di 72 persone.
DALLA DIREZIONE ANTIMAFIA DI PALERMO ALLA PROCURA DI AGRIGENTO. Dapprima le indagini sono condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Poi sono passate alla Procura di Agrigento poiché non sarebbero state riscontrate collegamenti con il sistema mafioso. La DDA di Palermo aveva dato il via alle indagini sulla spinta delle dichiarazioni di un aspirante collaboratore di giustizia, poi non ritenuto attendibile su una serie di fronti, l’architetto Giuseppe Tuzzolino.
INTERCETTAZIONI. Ore e ore di ascolti avrebbero confermerebbero il sistema oggetto delle investigazioni. Sistema che doveva evitare gli intoppi per le imprese del gruppo Campione e i presunti componenti della associazione a delinquere avrebbero dovuto dare il loro supporto. Ovviamente in cambio ci sarebbero tangenti sotto forma di denaro o di assunzioni per i propri familiari, voti per i politici o per i loro candidati sparsi per il territorio e favori di varia natura. Le dichiarazioni di Giuseppe Tuzzolino, però, avrebbero partorito notizie utili sul sistema di tangenti e assunzioni. Non però sul fronte della dimostrazione delle finalità mafiose delle mille attività di Marco Campione, uno degli amministratori e massimi dirigenti della società di distribuzione idrica. Da qui lo stralcio e la trasmissione, da parte del procuratore aggiunto del capoluogo, Paolo Guido, e del pm Gery Ferrara, di un troncone di atti al procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, e ai sostituti Salvatore Vella, Paola Vetro e Alessandra Russo.
Gli affari delle aziende, secondo gli inquirenti, sarebbero passati attraverso il certificato antimafia, cosa che comporta reati collegati alla pubblica amministrazione. Marco Campione è tra l’altro fratello di Massimo, che ha collaborato con i pm di Palermo, contribuendo alla condanna dell’ex ad di Rfi Dario Lo Bosco e di altre due persone.
Ore e ore di ascolti avrebbero confermerebbero il sistema oggetto delle investigazioni. Sistema che doveva evitare gli intoppi per le imprese del gruppo Campione e i presunti componenti della associazione a delinquere avrebbero dovuto dare il loro supporto. Ovviamente in cambio ci sarebbero tangenti sotto forma di denaro o di assunzioni per i propri familiari, voti per i politici o per i loro candidati sparsi per il territorio e favori di varia natura.
GIUSEPPE ARNONE. In Procura è andato anche l’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone che ha parlato a lungo del «sistema» Girgenti.
NOMI ECCELLENTI. LA PREFETTURA PERQUISITA. Anche la Prefettura di Agrigento, mercoledì mattina, è stata sottoposto a una perquisizione da parte di finanzieri e carabinieri. Oggi si riunisce il Consiglio dei ministri e il “caso Diomede” potrebbe essere affrontato. Ci sono poi politici, dall’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, all’ex presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, da Angelo Capodicasa (altro ex presidente della Regione) a Riccardo Gallo, Giovanni Panepinto e Vincenzo Fontana. E c’è anche l’ex presidente del Cga, Raffaele De Lipsis, già indagato in un’altra inchiesta della Dda, poi trasmessa per competenza a Trapani, quella sull’armatore Vincenzo Morace e sull’ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio.
DA APPROFONDIRE IL RUOLO DEL PADRE DEL MINISTRO ANGELINO ALFANO. Di Angelo Alfano, anni, insegnante in pensione e estraneo al settore imprenditoriale, gli inquirenti dovranno approfondire il ruolo. Dieci anni fa di lui parlò il pentito Ignazio Gagliardo che disse che un boss gli avrebbe riferito che il padre del ministro avrebbe chiesto ai mafiosi voti per il figlio. Accuse non riscontrate e poi archiviate.
Gli altri indagati:
Salvatore Aiola, Giacomo Antronaco, Silvio Apostoli, Giuseppe Arcuri, Pietro Arnone, Bernardo Barone, Filippo Caci, Giuseppe Carlino, Lelio Castaldo, Francesco Castaldo, Giovanni Caucci, Vincenzo Corbo, Salvatore Cossu, Piero Angelo Cutaia, Antonio D’Amico, Domenico D’Amico, Luigi D’Amico, Carmelo Dante, Igino Della Volpe, Leonardo Di Mauro, Pietro Di Vincenzo, Salvatore Fanara, Arnaldo Faro, Filippo Rosario Franco, Salvatore Gabriele, Diego Galluzzo, Calogerino Giambrone.Gerlando Gibilaro, Giuseppe Giuffrida, un altro Giuseppe Giuffrida, Flavio Gucciardino, Ignazio La Porta, Francesco Paolo Lupo, Maria Rosaria Macaluso, Piero Macedonio, Giuseppe Marchese, Giuseppe Milano, Calogero Patti, Giuseppe Pitruzzella, Gian Domenico Ponzo, Vincenzo Puzzo, Fulvio Riccio, Giancarlo Rosato, Antonino Saitta, Luca Cristian Salvato, Giuseppe Maria Scozzari, Carlo Sorci, Alberto Sorrentino, Gioacchino Michele Termini, Emanuele Terrana, Maria Terrana, Giuseppe Maria Saverio Valenza, Carmelo Vella, Rino Vella, Calogero Vinti, Roberto Violante.