INCENDIARONO CASA A SINDACO DI LICATA, ARRESTATI DUE GIOVANI

I carabinieri della Compagnia di Licata, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare e hanno arrestato i presunti autori dell’incendio della casa di campagna della famiglia del sindaco Angelo Cambiano.

Sono Angelo Marco Sortino di 32 anni e Calogero Strincone di 30 anni. Nei loro confronti il Gip Alessandra Vella, su richiesta dei pm Simona Faga ed Alessandra Russo, hanno disposto gli arresti domiciliari.

Secondo il Gip i due licatesi “in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, approfittando dell’ora notturna, si introducevano nell’immobile destinato ad uso di abitazione di proprietà di Rosario Cambiano (padre del sindaco) e vi appiccavano il fuoco, allo scopo di danneggiarla”.

L’incendio era stato appiccato l’8 maggio scorso. Grande clamore suscitò il grave fatto e l’indomani il ministro degli Interni, Angelino Alfano, raggiunse Licata per manifestare solidarietà al sindaco. Nei giorni successivi a Cambiano venne assegnata la scorta.

I carabinieri, coordinati dal capitano Marco Currao, nel comunicato stampa diffuso per annunciare gli arresti, riepilogano l’accaduto. A proposito del rogo rivelano che erano stati trovati, all’interno della casa di campagna, “più punti di innesco: sul tavolo in legno posto al centro del vano si rinveniva uno straccio che avvolgeva degli acceleranti tipo diavolina accendi-fuoco, in altri punti si sono rinvenuti cumuli di carta combusta e per terra. In prossimità del tavolo, un cilindro di cartone con all’interno degli stracci e con acceleranti tipo diavolina accendi-fuoco parzialmente combusto; dati gli evidenti segni di effrazione sulla porta e numerose tracce di innesco con carta, stracci e diavolina, l’incendio è presumibilmente di natura dolosa. Contestualmente, si acquisivano – aggiungono i carabinieri – le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza installato nell’abitazione in questione, dalle quali si constatava che gli autori del reato erano in due ed avevano agito di notte (intorno alle 21) con il capo travisato dai cappucci delle felpe indossate”.

“Anche questa indagine della Procura della Repubblica di Agrigento dimostra la massima attenzione rivolta dall’Ufficio – si conclude la nota – in ordine a delitti maturati in un contesto di particolare allarme sociale e di minaccia per l’ordine pubblico ed in relazione ai quali la presenza dello Stato e l’efficacia dei metodi investigativi assumono valenza prioritaria. Le indagini di polizia, su direttive della Procura della Repubblica, tuttora proseguono al fine di accertare eventuali altre corresponsabilità, nonché altri fatti recenti in danno delle medesime parti offese”.

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