In vendita l’ex cine Gaudium e l’ex asilo di San Vito

Ad annunciarlo la Parrocchia del Carmine proprietaria dell’immobile. Perplessità da parte di alcuni operatori culturali

SCIACCA. La volontà della Parrocchia del Carmine di vendere l’immobile di piazza San Vito che in passato ha ospitato lo storico cine Gaudium e un ex asilo nido, fa discutere.

La Parrocchia, proprietaria dell’immobile, dopo anni è riuscita ad ottenere lo sfratto dalla società che aveva utilizzato l’edificio come sala cinematografica. Si disse all’epoca che la destinazione futura sarebbe stata luoghi di attività culturali. Ma, di fatto, l’ex cinema è rimasto chiuso e inutilizzato. Ed a parte l’importanza storica dell’edificio, non si può non richiamare l’importante sociale dell’ex cinema: è un pezzo di storia sociale della città. Il Gaudium proiettava i film biblici, la saga di Maciste e quella di Ercole. E poi la comicità genuina di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. E al mattino anche incontri politici. Insomma, la storia del cine Gaudium è stata la storia di Sciacca dal 1950 fino agli inizi del nuovo Secolo.

Oggi, utilizzando il proprio profilo social (anche le Parrocchie sono al passo con i tempi) viene fuori questo posto: “Si comunica ufficialmente la vendita dei locali dell’ex asilo e del disuso cinema “Gaudium” dell’ex Chiesa San Vito. Per info rivolgersi al parroco del Carmine”. Il parroco è Don Luca Restivo, da due anni a Sciacca.

Qualche operatore culturale cittadino ha fatto delle osservazioni rispetto all’avviso di vendita reso pubblico. L’immobile fa parte del demanio culturale e per legge può essere oggetto di trasferimento esclusivamente tra lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriale. “Non è alienabile – dice l’ex Soprintendente ai Beni Culturali della provincia di Agrigento Michele Benfari confermando che la legge autorizza trasferimento solo tra enti pubblici – fermo restando la possibilità di essere utilizzati secondo le disposizioni del Codice 42/04 (art. 54, comma 3°)”. 

L’ex chiesa San Vito risalirebbe al 1200. In sostanza, possono essere alienati solo previa autorizzazione da parte della Soprintendenza ai beni culturali di Agrigento. E quest’ultima non ci sarebbe.