In Sicilia si paga la tassa sui rifiuti tra le più alte d’Italia
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Dati diffusi da un report della Uil. L’assenza di impianti moderni ed efficienti continua a tradursi in costi insostenibili per cittadini e imprese
E’ quanto emerge da una indagine conoscitiva sulla Tari diffusa dalla Uil. Lo studio evidenzia come le famiglie in Sicilia siano costrette a a destinare al pagamento della tassa una quota percentuale di reddito che risulta di gran lunga superiore a tutte le altre aree del Paese. Stando al report, basato sulle delibere tariffarie comunali e sull’ultimo dato Istat relativo ai redditi netti familiari, Trapani con 510.98 euro e Siracusa (481.46 euro) sono nella “top-ten” delle città italiane con i costi più alti. Al di sopra della media nazionale, che si attesta sui 337.77 euro, anche Catania – quarta fra le città metropolitane con 475.44 euro – e Palermo, 344.60 euro, mentre Messina sta meglio perché la voce di spesa si ferma a 302.60 euro. Da segnalare pure l’incremento-record di Caltanissetta, “più 31 cento”, essendo passata dai 250.09 del 2023 ai 327.79 euro dell’anno successivo. A completare il quadro regionale sono Enna (305.89 euro), Ragusa (420.74 euro) e Agrigento (467.86 euro). Il Rapporto nazionale, realizzato dal Servizio Politiche Fiscali e Previdenziali della Uil diretto dal segretario confederale Santo Biondo, evidenzia fra l’altro che «considerato l’impatto sul reddito netto medio familiare, questo risulta più elevato al Sud e nelle Isole con un’incidenza della Tari pari all’1,34 per cento, ossia più del doppio rispetto allo 0,64 registrato nel Nord-Est.
Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia: «L’indagine precisa come le famiglie di Sicilia e Sud Italia siano costrette a destinare al pagamento della Tari una quota percentuale di reddito che risulta di gran lunga superiore a tutte le altre aree del Paese. Anche così aumentano divari e diseguaglianze. Anche così si spiega perché chiediamo risorse, investimenti, per questa nostra Isola che resiste e va avanti con sempre maggiore difficoltà ma con sempre più donne e uomini che rinunciano persino a cure e cibo pur di far quadrare i conti. È urgente, mai come adesso, un confronto serrato fra parti sociali e istituzioni per trovare soluzioni condivise, rapide, concrete”.