IN RICORDO DI PADRE CIACCIO
Don Gino Faragone, parroco della Perriera, ha voluto ricordare Padre VIncenzo Ciaccio, morto nei giorni scorsi. Pubblichiamo volentieri queste sue riflessioni su una figura importante degli ultimi 50 anni nella città di Sciacca.
La prima parola che mi esce spontanea dalla bocca è un sincero GRAZIE. Grazie anzitutto per il suo sorriso, disarmante, generoso con il quale riusciva a coprire anche le difficoltà fisiche. Un sorriso che rivelava quella gioia profonda, che nasceva nel suo cuore libero e dedito sempre al Signore. Nel volto di ciascuno di noi si legge con chiarezza la mestizia per il distacco da una persona cara, uno di famiglia, a cui non si poteva non voler bene, accompagnata dalla certezza che proviene dalla fede che il nostro fratello don Vincenzo ora è nelle mani di Dio, contemplando la sua gloria. Io gli sono particolarmente grato, per la grandissima stima che nutriva nei miei confronti e per l’affetto che mi mostrava. Un prete, un uomo, schivo ed umile, “dalle mani sporche” per usare un’immagine di Péguy, per la materia prima che è obbligato a trattare, i nostri peccati, mani infangate che non si sono stancate mai di alzarsi per assicurare a tutti l’abbraccio misericordioso di Dio Padre. Un uomo consapevole dei propri limiti e delle proprie fragilità umane. Nato a Sciacca il 26.12.1920, da una famiglia dalla fede genuina, dove il senso del dovere, la solidarietà, il rispetto dell’altro erano ritenuti valori sacri trasmessi e impastati con il duro lavoro quotidiano. In questo clima maturava il desiderio di consacrarsi al Signore e servire i fratelli attraverso il ministero presbiterale. Scelta questa che qualche anno dopo sarà fatta anche dal fratello Giuseppe. Verrà ordinato sacerdote a Sciacca il 24.06.1945 ed eserciterà il suo ministero prevalentemente a Sciacca. Come un “altro Cristo” vivrà cercando di spezzare per tutti il pane eucaristico ed esercitando il ministero della riconciliazione. Invecchierà rimanendo sempre fresco e giovane nel cuore. E’ un dovere per noi custodire e conservare la memoria dei nostri cari, delle persone che abbiamo conosciuto e amato, per non perdere l’eredità spirituale che ci hanno lasciato. E di don Vincenzo dobbiamo dire si tratta davvero di un ricco patrimonio di valori umani e sacerdotali. Tutti abbiamo potuto apprezzare la sua piena dedizione e il suo zelo nel compimento del ministero presbiterale: sempre accogliente, sorridente, generoso, disponibile a dare una mano ai confratelli. Di poche parole, ma assai attento ai bisogni della comunità ecclesiale. A quelli che lo avvicinavano comunicava la gioia e la bellezza del Cristo senza trascurare, quando occorreva, anche un sostegno materiale. La Chiesa per lui non era semplicemente un luogo di culto, ma un luogo di incontro tra amici, un luogo di incontro tra il Dio incarnato nella storia e l’uomo. E così tutte le celebrazioni respiravano questo particolare clima amicale, un momento di crescita, una continua verifica. L’adorazione eucaristica era un appuntamento quotidiano nel cammino parrocchiale e un’esperienza forte di silenzio per quanti, anche se solo di passaggio, si fermavano per ascoltare nel silenzio la Parola di vita. Da credenti, la morte del nostro caro don Vincenzo dobbiamo leggerla come quella di Gesù, nella logica del seme che muore e marcisce perché si realizzi una vita nuova. Ha lavorato con dedizione, passione senza mai risparmiarsi. Lo abbiamo visto tutti, alla fine, trascinarsi, consumarsi, fino a morire nel Signore, totalmente abbandonato in Lui. Ora è nel riposo di Dio, accompagnato dalle opere da lui compiute. Ci piace poterlo immaginare avvolto dall’abbraccio di quel Signore, che ha umilmente servito e annunciato, in possesso di quella gioia che non avrà mai fine. La liturgia per i defunti ci fa pregare così: “Ammettili a godere la luce del tuo volto”. La tappa finale del nostro cammino di fede è la gioia piena, contemplando il volto del Signore. Ancora grazie a Dio per questo stupendo regalo che ci ha dato in don Vincenzo, ai suoi familiari, ai confratelli presenti e a tutti voi che partecipate a questa celebrazione. Un grazie che si fa preghiera, perché il suo posto venga occupato da un altro, che come don Vincenzo, si fidi di Dio.
Don Gino Faragone