Il ticket Termine-Messina apre una nuova pagina…con la speranza della buona volontà

SCIACCA- Alla fine un risultato appare chiaramente inedito rispetto alla tensione della recente campagna elettorale. E’ inedito anche perché spezza una catena che si è cristallizzata nel tempo. Quella catena che formava “il trenino” tra le due massime cariche istituzionali cittadine: Sindaco e presidente del Consiglio comunale. Ambedue le cariche sono state un cordone ombelicale che ha unito i vincitori delle precedenti campagne elettorali. Presidente del Consiglio comunale e Sindaco sono stati espressioni della stessa coalizione. Ieri sera questo cordone ombelicale si è spezzato. Si è spezzato perché le liste della coalizione che ha sostenuto il candidato sindaco Ignazio Messina hanno ottenuto il 46% beneficiando del premio della maggioranza e ottenendo 15 seggi su 24. Il candidato sindaco Fabio Termine ha vinto il ballottaggio ma la sua coalizione è stata relegata all’opposizione con otto consiglieri comunali. Un altro seggio è andato alla lista del terzo candidato sindaco Matteo Mangiacavallo.

La legge elettorale questo prevede e la democrazia si regge sui numeri. Altro pilastro su cui si regge la democrazia è quello del buon senso, ma qui entriamo nell’ambito del pensiero platoniano.

Ignazio Messina è stato eletto con il massino dei voti di cui disponeva, cioè 15. Sorpresa? Forse si se si coglieva qualche voce di corridoio che intravedeva nella coalizione di Messina qualche mal di pancia. Sintomo che, invece, non si è manifestato.

La legge dei numeri vale per tutti anche per coloro che, dimenticando il passato, anche quello recente, hanno tentato di dare un significato diverso al risultato elettorale. Si è invocato al profilo super partes del Presidente del Consiglio comunale, dimenticando le scaramucce della precedente gestione della carica più alta dell’aula consiliare.

Era, quella di ieri sera, la prima seduta del nuovo Consiglio comunale. Si è invocata la pacificazione ma essa più che nelle parole risiede nei fatti. E nei fatti, già da subito, qualche intervento di “freschezza congelata” ha mostrato che nel Dna della politica saccense risiede una innata difficoltà a gestire elementi caratteriali che sono l’opposto della pacificazione. Qualche intervento ha dimostrato che la bocca in libertà gioca brutti scherzi e il mancato controllo di ciò che si dice palesa una forte contraddizione, ma anche delusione tanto da far abbandonare l’aula. ma questo fa parte del Dna del saccense “politico”.

Moderato l’intervento del sindaco dopo la discussione generale che anticipava il voto per il Presidente del Consiglio comunale. Si è tirato, molto opportunamente, fuori dal merito dell’elezione che è argomento delegato ai consiglieri comunali. L’intervento del sindaco Termine lascia intravedere una possibilità di dialogo finalizzato a creare un’armonia istituzionale che può beneficiare alla buova volontà espressa da tutti i consiglieri comunali: quella di lavorare nell’interesse della città.

La politica svolga il suo ruolo e non si faccia prendere dalla parte più deleteria dei social, dei “conigli” da tastiera”, quelli che devono scaricare l’espressione di una rabbia contro tutto e contro tutti con l’uso di aggettivi meritevoli di querela. La pacificazione è un concetto “civico”, cioè deve interessare non solo la politica ma anche la società civile.

La nuova amministrazione ha acceso i motori ed è giusto osservarla nel lavoro imponente e difficoltoso che ha davanti. Ma è altrettanto giusto lasciare lavorare il Consiglio comunale e osservare le scelte, la qualità degli interventi. Ed è giusto osservare anche il ruolo dei “vinti” che in Consiglio comunale rappresentano la maggioranza. Essa va osservata senza pregiudizio ma per il suo operato.

Con l’auspicio che si possa uscire dalla “normale amministrazione” (fatta male anche questa) e che si dia una forte spinta in avanti alla città, alzando di parecchio la qualità della vita prima dei cittadini, poi dei turisti.

Filippo Cardinale