Editoriale di Filippo Cardinale

Maggioranza che cambia, abitudine che resta. La politica subisce, in modo costante, una sorta di malefico costume che, di volta in volta, e di maggioranza in maggioranza, riesce a diffondersi come un virus insidioso. Nella nostra città sembra soggiornare un virus incurabile, che si trasmette con molta facilità. Ogni maggioranza parte con grande spirito di coesione, di intenti, ma poi subisce, inesorabilmente, l’attacco del virus. In ogni maggioranza si forma l’opposizione. Scusate il bisticcio delle parole, ma non riesco a trovare un’icona più espressiva.

Sembra, addirittura, che il ruolo di opposizione “vera”, quella che man mano esce sconfitta dalle elezioni, abbia un ruolo di spettatore. Nel senso che la parte politica uscita sconfitta dalla tornata elettorale non debba fare assolutamente nulla perché, questione di poco tempo, nella maggioranza si forma il gruppo di opposizione. Così, la vita politica consiliare si svolge solo all’interno della maggioranza. Essa contiene, di volta in volta, anche la “quota” di opposizione. Fanno tutto loro, in buona sostanza. E’ uno spettacolo che rappresenta lo spaccato della società politica, sempre più distante dalla società civile. Si assiste, così, a spettacoli che non rappresentano le tante emergenze della città, della popolazione, di quanti sono aggrediti da una crisi che morde come un animale inferocito. Non sono spettacoli gratuiti perché le riprese televisive sono a carico del bilancio comunale.

Ma forse, sono le riprese televisive che alimentano l’arena, dalla quale emerge spesso il nulla. La politica soffre di visibilità perché viene meno la politica del fare. E allora sembra che sorga la necessità di praticare il gioco di chi urla di più. Le riprese offrono una passarella irrinunciabile, ma nello stesso tempo, offrono alla città il quadro di una politica che spesso si rifugia dietro il nulla pur di apparire. Interventi inconsistenti, spesso spinti fino a mortificare la grammatica italiana. Invettive che diffondono ai giovani il senso che la politica è scontro, scambio di aspre accuse, se non odio.

Nell’aula consiliare spesso si genera il clima conflittuale, assai deleterio per la nostra città. Clima che drammaticamente contagia. Non è questo quadro che la politica deve esporre. La politica è confronto democratico di idee al fine di soddisfare le esigenze della comunità. Spesso le ore di Consiglio comunale trascorrono nell’alveo delle parole senza senso, domina il politichese, predomina il nulla. Le parole sono farcite da strategie di bassa politica tese a fare melina, a dare disturbo per ragioni personali. Spesso gli interventi sono il piatto dove riporre la vendetta per fatti personali.

Stiamo attenti, sto parlando non solo di questa maggioranza, ma delle maggioranze che si sono avvicendate. Segno è che il virus sembra contagiare la maggioranza, chi vince le elezioni. Una sorta di maledizione. Certo, l’esempio più attuale colpisce l’attuale maggioranza. Ma non solo questa, basta porre lo sguardo all’indietro.

C’è da analizzare la vicenda che, certamente, avrà il suo terreno fertile nel sistema elettorale. Ma ancor di più sulle aspettative personali rispetto a quelle generali. Ma rimane un fatto: può permettersi la città di scivolare sul nulla? No, basta guardarsi attorno. A volte si accusa l’opposizione, quella attuale e quelle precedenti, di non espletare il ruolo.

Capita, ormai da tempo, che l’opposizione (quella attuale e quelle precedenti) non svolga il ruolo perché in verità è all’interno della maggioranza (quella attuale e quelle precedenti) che si genere e vive un gruppetto oppositore, espletando esso stesso il ruolo della vera opposizione. Sembra un gioco di parole, ma è la verità. Quella verità che passa sotto gli occhi di tanti cittadini finiti nella morsa di una crisi senza precedenti. Molti consiglieri immaginano di fare “politica”. In verità finiscono per recitare uno squallido ruolo di una triste e inutile commedia.

Archivio Notizie Corriere di Sciacca