Editoriale di Filippo Cardinale

 

Come se fosse il Presidente della Repubblica in un contesto di crisi politica del governo, il sindaco Francesca Valenti ha convocato a Palazzo di Città, come fosse il Quirinale (ricorda qualcosa di qualche carnevale fa?), i gruppi consiliari delle opposizioni. Colloqui mai singoli, tanto è vero che anche il consigliere indipendente Cinzia Deliberto ha portato con sé un testimone. Insomma, nessun quattr’occhi per evitare che il contenuto dei colloqui potesse venire strumentalizzato o travisato.

A tre giorni dal Consiglio comunale, il sindaco ha convocato, dunque, le opposizioni. La tempistica la dice lunga e l’iniziativa del sindaco giunge dopo il chiaro episodio della seduta consiliare scorsa quando la coalizione, che ha vinto le elezioni, non è riuscita a votarsi il Piano triennale delle opere pubbliche e le tariffe di vendita dei lotti delle zone artigianali. Diciamo chiaramente che il sindaco non si aspettava la coesione e la presenza massiccia delle opposizioni. Sperava che i consiglieri di opposizioni arrivassero ad un massimo di 11. Così non è stato. La constatazione di pessimismo è stata evidente anche negli interventi di qualche consigliere di maggioranza che, rivolto al sindaco, ha detto che così non si può andare avanti.

Nelle regole della democrazia, la maggioranza che governa deve svolgere il suo ruolo. Come, del resto, anche le opposizioni. Sono i cardini della vita politica. Da tempo, dai banchi dell’opposizione si chiede un dialogo diverso, un’ammissione da parte del sindaco di aver perso la maggioranza, di un diverso approccio del dialogo politico. La posizione ferrea del sindaco non ha consentito tutto ciò.

Tranne, a tre giorni dalla seduta consiliare che deve approvare il bilancio. L’iniziativa del sindaco poteva essere assunta molto tempo prima. In tale contesto, la città che ha inviato i consiglieri comunali in Aula ed eletto il sindaco sa nulla e viene tenuta all’oscuro anche per via dello stop alle dirette televisive. Il Palazzo ha volutamente disconosciuto che il seguire i lavori d’Aula con lo streaming è roba da club ristretto, quasi esclusivo con una media di 15 utenti a seduta.

La convocazione delle opposizioni a tre giorni dall’importante seduta consiliare somiglia alla mossa del pinguino.  Per minimizzare lo sforzo, il simpatico uccello acquatico prende la rincorsa e si lascia scivolare sul ghiaccio attraverso il petto (Chi non ha visto il film “La mossa del pinguino, lo veda perché è simpaticissmo).

La convocazione a tre giorni dalla seduta consiliare sembra proprio la mossa del pinguino con lo scopo di dire urbi et orbi: io li ho convocati, li ho incontrati. Non è mancato per me. La politica è cosa diversa dalle vicende che si svolgono fuori da questo ambito. La politica è l’arte di mediare. Ma la mediazione non si usa come ciambella di salvataggio quando la barca sta per affondare. La si predispone prima, passo dopo passo, lasciando anche da parte spigolature caratteriali.

Come finirà? Bisogna attendere la seduta consiliare del 24 ottobre. Altri due anni e mezzo così non sono possibili. Sarebbe davvero opportuno per la città lasciare la parola agli elettori, sia per l’elezione di un nuovo sindaco, sia per il rinnovo del Consiglio comunale.

Filippo Cardinale