SCIACCA. Editoriale di Filippo Cardinale

Mentre il mondo cristiano attende il periodo dell’Avvento, il tempo della Buona Novella, il mondo politico vive nella confusione, nel pallone. Era ovvio che l’inoltrarsi del mese di settembre, che pone fine alla pausa politica, portasse seco i primi passi in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera.

La politica è stata sotto gli effetti di una profonda anestesia dovuta alla pandemia e allo scioglimento del Consiglio comunale. Ma non solo. Essa è invasa dalla incertezza e dalla mancanza di riferimenti politici dotati di virtù carismatica. Il quadro nazionale è incerto e offre l’offuscamento dei partiti messi all’angolo dalla determinazione di Draghi & Mattarella e dal primario obiettivo di condurre fuori dal pantano l’Italia. Insomma, primum vivere deinde philosophari. I partiti, e la pochezza politica che non pochi personaggi offrono gratuitamente e abbondantemente al pubblico, vagano sul ring della politica come pugili suonati da fendenti ben assestati. Fanno filosofia da basso mercato.

Tornando a Sciacca, c’è un’attesa (non quella del mondo cristiano) che tiene fermo il Pd. E mentre il vignaiuolo attendeva settembre per trasformare il buon frutto in nettare divino, il Pd attende che il sindaco Francesca Valenti diffonda la sua novella: la non ricandidatura. Dunque, bocce ferme in attesa di conoscere ciò che già si sa. Mi appare strano che un deputato regionale, e punto di riferimento per il ruolo che riveste, Michele Catanzaro, possa ingranare marcia alcuna in attesa del pronunciamento da parte del sindaco. Insomma, il Pd sembra imbottigliato da una annunciazione che attende e che vuole che vada in una sola direzione: mettere fine ad una esperienza e ripresentarsi agli elettori con nuove proposte, nuove facce, con una nuova verginità.

E qui emerge la confusione. Non da parte del deputato regionale che, in verità, sembra avere già un chiaro percorso da intraprendere in vista di due importanti appuntamenti elettorali dai quali dipende il suo futuro: le amministrative prossime e le regionali. Un 2022 al cospetto del quale Catanzaro si gioca molto. Ha una esperienza politica lunga che compensa la sua giovane età. Ma spesso le bucce di banana sono depositate sul percorso da amici, da persone vicine.

Una buccia di banana, consistente, è stata gettata dal segretario cittadino del Pd che, in una intervista dell’astuto collega Massimo D’Antoni al Tg di Rmk, ha aperto, a chilometro zero, la  campagna elettorale a Mizzica elogiandone la visione ingegneristica (bisogna fare come Mizzica che elabora tanti progetti), ammettendo ingenuamente, per poca esperienza politica, che il Pd finora è stato nel sonno o si avvale di qualche scarso geometra. Insomma, capita raramente che una ditta (citando il simpatico Pier Luigi Bersani) reclamizzi il prodotto della concorrente.

Un apprezzamento, una chiara apertura elettorale, quella del segretario locale del Pd, che fa da contraltare e contraddice lo sforzo del deputato Michele Catanzaro (a Palermo) è impegnato a ricamare un tessuto elettorale con Forza Italia direttamente con Gianfranco Miccichè.

Catanzaro comprende meglio e bene qual è il quadro politico saccense, una matassa talmente aggrovigliata che è impossibile dipanare. Ma sa bene che le condizioni della città non consentono più di volare basso con una visione superata, mediocre, astratta. Ma soprattutto, sa bene che bisogna centellinare le parole nella giusta misura. Le lodi a Mizzica hanno dimostrato che l’esperienza in politica non è un accessorio. Apprezzamenti che arrivano dopo una consiliatura densa di durissimi attacchi del consigliere di Mizzica a quel “progetto” del quale il partito del segretario del locale Pd è parte integrante in un contesto monocolore.

Comprendiamo bene che la tentazione del microfono, della visibilità, è più forte del grido delle sirene al quale Ulisse seppe resistere. Ma ebbe bisogno di robuste cime e sodi alberi. Qui mancano ambedue.