Il Pd agrigentino dà segni di risveglio. Ma esultare per i risultati è eccessivo

PROVINCIA DI AGRIGENTO.  EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Le elezioni amministrative appena concluse hanno seminato un entusiasmo tra gli addetti ai lavori della politica che va oltre la realtà. La crisi della politica, e l’allontanamento da essa da parte dell’elettorato, segna, inequivocabilmente, uno spartiacque che dovrebbe divenire prioritario nel dibattito politico. Oltre metà dell’elettorato ha disertato le urne. E’ il chiaro segnale di una crisi profonda di credibilità della politica.
Diversi esponenti politici hanno espresso soddisfazione, altri hanno, addirittura, esultato, pur cogliendo sconfitte come nel caso dei grillini a Favara e Porto Empedocle.  Eppure, l’innamoramento forzato tra Pd e M5S pone davanti agli occhi il prosciutto che copre la realtà.
Il Pd agrigentino è costretto a prendere a braccetto il M5S non avendo alternative. Sposa un movimento che sul Pd ha vomitato le peggiori accuse e i peggiori aggettivi. Ma la politica è l’arte del far diventare possibile ciò che sembra impossibile.
C’era attesa per il Pd del new course con la segreteria di Simone Di Paola, di recente chiamato a prendere le redini di un partito le cui quotazioni erano fortemente in ribasso.
All’indomani delle elezioni in alcuni comuni agrigentini, Simone Di Paola afferma che “senza lasciarci andare a facili trionfalismi, ma guardando la realtà con occhio attento, possiamo dire che il dato elettorale di ieri, tanto in provincia di Agrigento, quanto in Sicilia,   conferma la bontà del percorso intrapreso dal nuovo gruppo dirigente del Partito Democratico”.
Di Paola punta “tanto nella scelta delle alleanze, quanto nell’aver saputo puntare su uomini e donne credibili e dunque vincenti”.
Simone Di Paola è cosciente che “c’è ancora tantissimo da fare, ma dobbiamo continuare a muoverci lungo questo solco, senza montarci la testa, sapendo che la strada è ancora lunga, ma che il percorso tracciato è quello giusto”.
Egli conclude affermando che “è venuto il tempo di mettere mano al partito, ai nostri circoli, ai nostri gruppi dirigenti locali, affinché tornino ad essere sempre più centrali nelle dinamiche politiche del territorio della provincia di Agrigento, potendo contare su un patrimonio umano e di idee che nessun’altro ha”.
La conclusione del segretario provinciale del Pd agrigentino trova un suo obiettivo fondamento. Il Pd era ridotto ad una entità astratta, ad un partito stanco, lontano dalla realtà territoriale, quasi contento che meno siamo è meglio è. La segreteria di Simone Di Paola, in tale contesto, inverte una tendenza negativa e immette tra i simpatizzanti del partito  una nuova energia, un segno di risveglio.
E’ opinabile sulla certezza della bontà delle alleanze quando Di Paola si riferisce al M5S, partito che porta in dote sonore sconfitte là dove ha governato: Favara e Porto Empedocle. A Favara non riesce ad andare oltre il 3% e non ottiene nessun seggio.
Analizzando i risultati delle liste, appare chiaro anche che a Favara il Pd, pur ottenendo il sindaco, non riesce a traguardare il 6%.  La coalizione favarese, di cui il Pd è protagonista, è fortemente minoritaria con 3 consiglieri su 24. Un quadro preoccupante che è la premessa di una sindacatura piena di ostacoli.
Il Pd, al di là dei risultati, riceve, tuttavia, una spinta propulsiva da parte della nuova segreteria provinciale. Simone Di Paola, in questi pochi mesi della sua elezione, mostra quella capacità di muoversi, di impegnarsi, di mediare. E’ una iniezione di dinamismo e di ottimismo che stimola quell’encefalogramma piatto che caratterizzava lo stato di salute del Pd, lacerato di divisioni interne.