IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO SIA ESEMPIO ANCHE PER I NOSTRI POLITICI
I politici sono impegnati nella ricerca di alleanze. Dominano risentimenti atavici e veti incrociati, mentre tacciono sui veri temi della città
EDITORIALE di Filippo Cardinale
La lettera che monsignor Franco Montenegro ha inviato alle parrocchie e ai fedeli è di straordinaria intensità. Il suo contenuto si radica nel vero valore del messaggio cristiano e, nel contempo, ha il coraggio di scardinare modi di fare che non solo cozzano, a volte, con la fede, ma soprattutto non rispecchiano la difficile situazione economica e sociale della nostra provincia. E’ un messaggio che la nostra classe politica deve tracciare come solco sui cui incanalare il cammino della nostra città nei prossimi anni. E in un momento nel quale, a Sciacca, i partiti e i politici sono intenti a creare alleanze e a porsi reciproci veti incrociati per personalismi e gelosie ataviche in vista delle prossime elezioni, il messaggio dell’Arcivescovo appare già come una efficace base su cui edificare i programmi elettorali.
La considerazione dell’Arcivescovo parte, naturalmente, dal campo che è proprio della chiesa: le feste patronali. Scrive monsignor Montenegro: “La riflessione che vi propongo riguarda lo svolgimento delle feste patronali nelle nostre comunità parrocchiali. L’argomento è molto vasto e non intendo fare una trattazione completa, anche se da più parti si avverte il bisogno di rileggere con attenzione alcuni fenomeni e di trovare delle prassi che mettano insieme rispetto delle tradizioni, genuina spiritualità popolare e fedeltà al Vangelo e all’uomo. Il problema che mi pongo e rispetto al quale vorrei che insieme riflettessimo è legato al momento storico che stiamo vivendo; ormai da alcuni anni e, temo per un tempo prolungato, migliaia di famiglie della nostra terra si trovano a vivere in serie difficoltà economiche: aumenta la percentuale di disoccupazione giovanile e non solo, l’agricoltura versa in uno stato di crisi profonda, la pesca è in grave crisi, non si vedono prospettive di investimento industriale. Sono tanti i giovani che lasciano la nostra terra per trovare altrove un’occupazione e sono in aumento le persone adulte che sono state licenziate e che non sanno come provvedere ai bisogni delle loro famiglie. Tutti voi avete il polso della situazione perché conoscete, meglio di me, le singole situazioni e vi accorgete con quanta insistenza si bussa alle porte delle parrocchie per un po’ di spesa o per pagare le bollette. È una situazione di grave crisi per la quale non dobbiamo stancarci di pregare mentre, come comunità, dobbiamo interrogarci sul da fare perché il grido di dolore che si solleva da tante famiglie non rimanga inascoltato”.
Poi, l’Arcivescovo va dentro il tema: “Ecco la mia proposta: le feste patronali che si celebrano nelle nostre comunità sono il segno di una fede che, attraverso le diverse generazioni, arriva ai credenti del nostro tempo i quali sentono il bisogno di onorare i Santi Patroni nel modo più solenne possibile. So bene che all’origine di ogni festa c’è un bisogno popolare di rinnovare l’amore verso coloro che sono riconosciuti come modelli e protettori e mi rendo conto che ogni festa è un momento di forte evangelizzazione per tutta la comunità. Ritengo, tuttavia, che un’autentica spiritualità – anche popolare – non possa chiudere gli occhi sulla situazione che vivono le singole comunità. Come non porsi qualche domanda: È autentico amore ai Santi quello che porta a spendere diverse migliaia di euro mentre nelle stesse strade in cui passa la statua del Santo ci sono famiglie che non hanno di cosa mangiare? I Santi si aspettano da noi solo delle manifestazioni esterne ben fatte o una maggiore attenzione all’uomo che è la gloria vivente di Dio? La finalità di una festa religiosa si può racchiudere dentro un calendario di eventi senza dare attenzione alle problematiche del territorio?”
La situazione economica e sociale nella nostra città è nota a tutti. E’ pressoché impossibile trovare un lavoro, la mensa della Caritas si riempie sempre di più di persone bisognose, numerose persone chiedono sempre più un aiuto fermandoci per le strade. Il Comune ha sforato il patto di stabilità con le conseguenze note, ormai, a tutti. Le casse comunali non consentono più di agire come nei tempi precedenti. In buona sostanza, non è più il tempo degli sprechi, degli sperperi, del denaro pubblico da destinare all’effimero. Lo spettacolo che la politica ci ha offerto non è certamente incoraggiante. La litigiosità politica prevale sulla capacità di governare pensando al bene comune, della collettività. Il messaggio dell’Arcivescovo, dunque, nel contesto attuale rappresenta una valida e provvidenziale fucina dalla quale produrre programmi di governo che si basino sulle effettive esigenze ed emergenze della città. Faccia proprio, la politica, il concetto della sobrietà, dell’utilità, della solidarietà, nelle scelte amministrative che assumerà. Insomma, il tempo dell’effimero è finito. Adesso spetta alla politica il compito di riconquistare la fiducia della gente. Compito arduo, ma non impossibile. Il solco è tracciato.