Il magistrato Massimo Russo a Sciacca: “Accursio Dimino nelle intercettazioni parlava di Matteo Messina Denaro”
SCIACCA. La cattura di Matteo Messina Denaro, la lotta alla mafia, l’esperienza di assessore regionale alla sanità. Ha parlato di questo ieri il magistrato Massimo Russo nel corso dell’appuntamento settimanale con “San Marco RestArt23” organizzato dal comitato provinciale Asi e curato da Giuseppe Recca. Sostituto procuratore presso il Tribunale dei minori a Palermo, Russo per 13 anni è stato in servizio come Pm con Paolo Borsellino alla Procura di Marsala e presso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
Russo ha raccontato della sua esperienza al fianco di Paolo Borsellino, dei legami della mafia trapanese con quella agrigentina, di un giovane Matteo Messina Denaro che quasi certamente aveva contatti anche con esponenti della criminalità di Sciacca: “Durante una intercettazione del 1991 Accursio Dimino (due condanne per associazione mafiosa scontate e oggi detenuto per una terza condanna nel processo scaturito dall’inchiesta antimafia denominata “Passepartout”) – ha detto Russo – ha parlato esattamente di Matteo Messina Denaro e questo passaggio non è mai stato adeguatamente elaborato. Matteo Messina Denaro era di casa a Sciacca, non ci sono dubbi. Lo faceva attraverso i supermercati, lo abbiamo appreso dai pizzini trovati a Bernardo Provenzano. La provincia di Trapani è stata lo zoccolo duro della mafia corleonese, era centrale rispetto al territorio occidentale della Sicilia, e naturalmente Sciacca e Agrigento erano parte integrante di tutto questo sistema organizzativo”.
Ha poi parlato della sua esperienza di assessore regionale alla sanità nella giunta di Raffaele Lombardo, del perchè ha accettato la proposta di affrontare la scena politica e di un magistrato che ha gestito il sistema della sanità in Sicilia che intorno al 2008 affrontava una crisi finanziaria che stava determinando un commissariamento da parte del governo nazionale. “Purtroppo incontravo sindaci e politici locali, sindaci, consiglieri e deputati, che chiedevano solo ospedali sotto casa – ha aggiunto – mai una proposta organica che riguardasse il sistema sanità in Sicilia. Purtroppo ho capito che in politica il consenso non arriva portando a termine nel tempo un progetto – ha detto Russo – ma sulla capacità di fare favori e attività clientelare. I cittadini non capiscono, in Sicilia c’è purtroppo ancora un residuo culturale in cui non ci sono diritti ma favori”.