Il Gip: “Rosalia Messina Denaro una vera donna di mafia”
Lo scrive il gip di Palermo nelle motivazioni della sentenza di condanna della sorella di Matteo Messina Denaro a cui, in abbreviato, il 12 luglio, sono stati inflitti 14 anni di carcere
«I numerosi elementi probatori acquisiti rivelano un pieno, effettivo, duraturo, consapevole inserimento della donna all’interno dell’associazione mafiosa. Rosalia Messina Denaro è una “‘”donna di mafia”’ “non solo e non tanto perché nata, cresciuta e vissuta in una famiglia mafiosa, ma perché con adesione consapevole e indiscussa alle regole del sodalizio ha svolto con continuità e avvedutezza, per un lungo periodo, un importante ruolo all’interno dell’organizzazione».
Rosalia, nome in codice nei pizzini «fragolone» fu arrestata nel marzo del 2023 con l’accusa di
associazione mafiosa. Per il Gip, la donna ha manifestato «piena ed incondizionata aderenza
alle regole di cosa nostra e cioè ad una precisa scelta di vita criminale fondata sul rifiuto dello Stato e
delle sue leggi». Emblematici le sue considerazioni, scritte in alcuni pizzini, sulle azioni degli
investigatori ritenute «atti di persecuzione e insopportabile spregio al fratello». Oltre all’adesione alla
«causa» del fratello, Rosalia: «è stata protagonista (svolgendo compiti eseguiti, e talvolta anche
retribuiti, nel tempo anche dai fratelli Salvatore e Patrizia, oltre che dal proprio marito Filippo
Guttadauro e dai cognati), del collaudato sistema riservato di veicolazione delle comunicazioni da e
verso il latitante, non limitandosi peraltro a trasmettere materialmente i pizzini ma essendo diretta
destinataria delle disposizioni da eseguire anche riguardanti richieste a terzi». Per il gip era «una
collaboratrice di assoluta fiducia del latitante» e avrebbe svolto «una serie importate di operazioni
economiche, in entrata e in uscita, corredate da sigle, indicazioni, minuziose rendicontazioni
finanziarie che appaiono incompatibili con un’attività di rendicontazione di importi legittimante
acquisiti e utilizzati per far fronte a spese personali e familiari in senso stretto». Era colei che aveva il
compito di «maneggiare il fondo riservato, che veniva continuamente rimpinguato, da utilizzare non
solo per il fratello latitante e per sostenere spese personali anche voluttuarie ma anche per la
distribuzione di denaro a terzi». In un appunto intitolato “Finale cassa gennaio 2010” si fa riferimento
a “mensili” e ad altre spese, per un totale di 122.070 euro: “5.400 quadro, 1.200 iva, 1.500 orecchini
Asia, 4.500 avv. Patrizia”.