Il Dpcm della Sicilia arancione dimentica il turismo siciliano
SCIACCA – Nell’ultimo decreto del presidente del consiglio che indica la Sicilia come zona arancione a rischio Covid, con le inevitabili conseguenze per tantissime attività commerciali, non si indica il destino delle strutture ricettive, molte delle quali grazie alle ottime condizioni meteo hanno continuato a lavorare fino ad oggi.
Appare scontato che dovranno chiudere visto che non sarà possibile entrare e uscire dalla regione e nemmeno spostarsi da un Comune all’altro.
Strutture ricettive, piccole e grandi, alla stregua di pub e ristoranti dunque, con l’aggravio di non potere lavorare con l’asporto o il servizio a domicilio.
Certo, la situazione è meno grave rispetto alla scorsa primavera, quando il primo lockdown li mise in ginocchio privandoli degli arrivi nei mesi di marzo, aprile, maggio e giugno, ma rimane pur sempre l’amarezza di chi fa impresa e non sa cosa fare.
“Non sappiamo cosa fare – ci dice Ezio Bono dell’associazione “AgrigentoExtra” che riunisce gli operatori del settore extra alberghiero – nessuno ci ha imposto una chiusura che appare scontata e nessuno ha detto se per gli imprenditori del settore e per il personale che comunque in alcuni casi lavora ancora in inverno, sono previsti aiuti e contributi vari”.