Il consiglio di Ornella Gulino per una buona lettura: “La figlia Unica”, di Yehoshua
SCIACCA. “La figlia Unica” edito Einaudi, è l’ultimo romanzo di Yehoshua, autore israeliano le cui opere sono tradotte in ventidue lingue. A colpirmi è stata la quarta di copertina che racconta di una bambina ebrea scelta nella recita di Natale per interpretare il ruolo della Madonna ma costretta a rifiutare dal padre che temeva che in tal modo si immedesimasse troppo nella parte e perdesse di vista la sua fede ebraica.
«L’insegnante di religione, anche se sono in seconda media, mi aveva scelto per il ruolo della Madonna. Secondo lei ero adatta visto che ho i riccioli e una voce intonata. Avevo già imparato a memoria la parte, ma papà si è intromesso e ha avvertito la preside di non farmi partecipare alla recita, e nemmeno cantare nel coro. Nemmeno nel coro? E come mai? Chiedilo a lui, è tuo figlio. Oh, mi dispiace… Perché non me l’hai detto? E cosa sarebbe servito? Di solito non ti dà retta. Sì, ma questa volta l’avrei convinto. Non sarebbe stata una tragedia se per una volta avessi interpretato la Madonna. Per qualche minuto saresti stata la madre di Dio. In fondo è una recita, non una funzione religiosa».
Rachele Luzzato, la ragazzina protagonista del romanzo, appartiene ad un’importate famiglia di avvocati. I nonni materni sono italiani benché non cattolici ma atei.
Rachele si misura con la diversità di queste origini, benché personalmente le sembrino quanto mai effimere. Si trova però ad interrogarsi su quali siano le caratteristiche fondamentali che distinguano una persona da un’altra: il carattere, la famiglia d’origine, la fede? E lei, che si trova ad essere un miscuglio di due culture differenti da chi ha preso determinati tratti e quali da altri?
Poi c’è quell’appendice che spunta nella testa del padre e minaccia di portarlo via. La malattia viene vissuta come un tabù. Non se ne parla apertamente ma incombe sulle parole e sui gesti di tutti.
Tutti cercano di prepararla alla sofferenza ma nessuno sembra farlo apertamente, per cui Rachele si trova a cercare di leggere fra le righe delle parole dei suoi cari quanto di quelle dei libri.
Molti, infatti, sono poi i riferimenti al libro “Cuore” che viene assegnato come lettura per le vacanze di Natale dall’insegnante di Rachele e dal quale l’autore arriva a citare interi passaggi, testimonianza implicita dell’amore dell’autore per il classico italiano.
La figlia Unica è un romanzo difficile da interpretare, intenso e poetico a tratti giocoso e divertente. Un miscuglio però, ben calibrato e calcolato.
Ornella Gulino
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