SCIACCA. Sembra senza soluzione il problema del degrado al cimitero di Sciacca, dove ormai da mesi, oltre alla carenza di loculi, si registra anche la quasi totale indisponibilità di personale comunale addetto ai vari servizi.

Chi va a trovare i propri cari è costretto da mesi a fare da solo le pulizie prima di poter deporre un fiore sulla tomba del congiunto. Visitare i propri defunti al cimitero di Sciacca significa ormai camminare tra erbacce e rifiuti. Un vero e proprio degrado che è sotto gli occhi di tutti, che si verifica dal giorno delle festività dei morti dello scorso novembre, quando con un intervento di pulizia straordinaria il Comune riuscì e metterci una pezza. Poi la situazione è tornata invivibile, aggravata dalla carenza di personale.

I dipendenti comunali addetti al servizio di pulizia e alle operazioni di sepoltura erano già pochi alcuni mesi fa, ultimamente si sono ridotti ad una sola unità. Ed anche nei giorni delle festività natalizie, per non fare chiudere il cimitero, dal Comune inviavano un sostituto il tempo necessario per permettere al dipendente titolare di andare a pranzare.

Protestano anche le agenzie funebri, costrette non solo a depositare in un magazzino le bare che non hanno trovato un loculo comunale disponibile, ma anche ad occuparsi loro stessi della sepoltura con proprio personale e addirittura con propri mezzi visto che, da quello che riferiscono, spesso anche il camioncino del Comune risulta guasto.

“Non so se ci sono problemi di personale – ci dice un cittadino – quello che noi vediamo quando facciamo visita ai nostri cari che non ci sono più, è un cimitero pieno di spazzatura, con i mastelli posti ai lati dei viali e in prossimità delle tombe e dei loculi, stracolmi di fiori secchi e rifiuti vari che nessuno da mesi raccoglie. Che dobbiamo fare – aggiungono – per avere rispetto e dignità per noi e per i nostri cari ?”

Pare che dal Comune i tentativi di rinforzare l’organico del personale addetto ai servizi cimiteriali li abbia pure fatti, ma con scarsi risultati visto che l’ente non dispone di risorse umane in numero tale da garantire anche questo tipo di lavoro.